Ma la dimensione impersonale in cui la sessualità neutra ci immette ha poco a che fare con un'alternanza di ruoli di signorina e servitù; essa non introduce un rapporto di parità nel sadismo, perché le manca il presupposto del sadismo, il costituirsi di un soggetto forte, autonomo, indipendente, padrone di se stesso, che si afferma e trionfa in una pratica di immane negazione e distruzione. Del resto è assurdo pensare che un sadico possa riconoscere ad altri che a sé il diritto di manifestare e di esprimere l'infinita energia che lo anima e se è pronto in ogni momento a cambiare il proprio ruolo di carnefice in quello di vittima, non è perché si piega al riconoscimento di una reciprocità, all'eventualità di un'alternanza, ma perché anche nella disgrazia e nella sconfitta è pronto ad affermare la propria unicità felice e vittoriosa: l'arte di sempre godere, di trovare la propria esultanza in ogni stato e condizione, di scorgere infinite occasioni di voluttà anche nei tormenti dei supplizi e nella morte, è una capacità che il sadico può riconoscere solo a se stesso e a nessun altro, perché si regge non su di un principio astratto, ma sulla sfida che egli ha rivolto a Dio e alla sua creazione, nel momento in cui rinunciando per sempre a costituire con altri un'unità del volere, ha puntato tutto su se stesso e sul rafforzamento illimitato della propria sovranità.
M. Perniola, Il sex appeal dell'inorganico,
Einaudi, Torino 1994, pp. 27-28
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