Cercando nel labirinto degli specchi

Tuesday 31 July 2018

Creatività e tortura

Il linguaggio sta alla base della storia, della programmazione e del controllo sociale. Ma con il linguaggio arrivano dicerie, menzogne, propaganda, stereotipi e regole coercitive. Il nostro notevole spirito creativo ha prodotto la grande letteratura, il teatro, la musica, la scienza e invenzioni come il computer e Internet. Eppure, la medesima creatività può essere pervertita nell'invenzione di stanze della tortura e tecniche di sevizie, in ideologie paranoidi e nell'efficiente sistema nazista di sterminio di massa. In ciascuna delle nostre speciali qualità è insita la possibilità della sua controparte negativa, come nelle dicotomie amore-odio, orgoglio-arroganza, autostima-autoavversione.

Ph. Zimbardo, L'effetto Lucifero
Raffaello Cortina Editore, Milano 2008, 
p. 349

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Sunday 29 July 2018

La mia testa su un cucchiaio d'argento

Plastic head on silver spoon
Lego head chopped off by a silver spoon

Decollare con classe:
Cucchiaio d'argento vintage ornato da ceppo per decapitazione

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Grazie zia, e grazie Connie!

Lottie

Candies and pills
 "She pretended they were sweets..."
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Di che farmaco si tratta, quello in pastiglia con ♎️ inciso, sulla destra?

Saturday 21 July 2018

L'immortalità malinconica

Nel contesto di una iniziale esperienza di negazione (di una negazione universale che giunge alla dilatazione nichilistica per cui non esiste più nulla e i pazienti immaginano di non avere più organi interni ma solo pelle ed ossa in un corpo disorganizzato e lacerato) i pazienti immersi in questa radicale metamorfosi malinconica della esistenza si attribuiscono la immortalità affermando di non-poter-morire o di essere già morti e di essere consegnati ad una eterna sopravvivenza. Diverse sono le considerazioni che i pazienti fanno in ordine a questa loro (delirante) esperienza di immortalità: alcuni affermano che non moriranno più perché il loro corpo è divenuto così vuoto e inconsistente che non può morire: si dicono "morti viventi", soffrono (straziati) della loro immortalità (della loro impossibilità di morire) e chiedono di esserne liberati. Altri pazienti si vivono, invece, come segnati da un destino cifrato che impedisce loro di morire: un paziente, ad esempio, si diceva sicuro di essere elevato in cielo come il profeta Elia.
Nei casi di malinconia psicotica descritti da Jules Cotard si osserva, dunque, prima che insorgano poi esperienze di trasformazione demoniaca del proprio corpo e del mondo, questa radicale (patologica, ovviamente) eliminazione della morte, questa sua cancellazione assoluta, questa sua immobilizzazione pietrificata: la morte non è più possibile e si è divenuti immortali; o, ancora, la morte è giunta e non dimeno si continua a vivere in una eternizzazione senza confini e senza limiti: si è, appunto, morti viventi. La morte, così, non è più una fine ma è una realtà negata e vissuta come imprigionata in un presente che non ha futuro. Si può morire, nella anticipazione che ciascuno di noi ha della morte, solo se il futuro si apre dinanzi a noi nel vortice delle possibilità: delle cose che ancora non sono. L'esperienza della morte, cioè, fa parte del nostro futuro.

E. Borgna, 
L'impossibilità della morte e l'esperienza del demoniaco nella psicosi,
in AA. VV., L'Autunno del Diavolo, vol. II, Bompiani, Milano 1990, pp. 421-431

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Friday 20 July 2018

L'impiccato appeso per il piede

Della pittura d'infamia in quanto tale svaniva anche il ricordo, ma tuttavia qualche segno sarebbe rimasto ad indicare, in modi imprevedibili, quanto avesse saputo radicarsi nell'immaginario collettivo. Per valutare la forza di questo radicamento basta prendere in mano un mazzo di tarocchi. Fra le carte figurate, i "trionfi", a partire dai più antichi mazzi quattrocenteschi rimasteci, troviamo infatti la figura dell'impiccato a testa in giù, appeso per un piede alla traversa della forca. Nei cosiddetti "Tarocchi di Carlo VI", prodotti verosimilmente in ambiente ferrarese verso il 1470-1480, l'uomo tiene nelle mani un sacchetto di monete, mentre nei trionfi dei Visconti figura con le mani legate dietro alla schiena. Sono le due varianti iconografiche che rimarranno sempre (fino ad oggi) e la carta sarà indicata di volta in volta come "lo impichato", o "il penduto", o "l'appeso", o "l'appiccato", ma anche il "traditore" o il "Juda".
Quando si cerca di spiegare l'origine della figura spesso scatta il richiamo a questa o a quella esecuzione penale, o alla pratica ricorrente dell'impiccagione a testa in giù. In realtà alla base di quel particolare trionfo si deve riconoscere senza esitazione il modulo che dal pieno Trecento divenne costante per i dipinti ad infamia: appunto l'impiccato appeso per il piede. La stessa duplicità nei filoni iconografico e di didascalia del trionfo ci richiama i reati che più a lungo e con maggiore insistenza vennero puniti in immagine: il tradimento, appunto (e anche "Giuda" rientra in questa categoria), e la frode finanziaria, specialmente la bancarotta fraudolenta (a cui bene si attagliano i sacchetti di monete stretti nelle mani del "penduto"). Non la pena, dunque, ma la sua raffigurazione è la matrice di quella carta da gioco. Il modello era facile trovarlo proprio in quell'Italia dalla quale le carte da gioco (giunte dall'Oriente si erano diffuse in Europa a partire dagli ultimi decenni del Trecento. E non andrà dimenticato che in pieno Quattrocento i tarocchi nacquero nelle stesse aree dell'Italia centrosettentrionale interessate dalla pittura infamante. Che quel particolare tipo di pittura politico-propagandistico-sanzionatoria uscita nel Duecento dal palazzo, fosse poi tornato sotto forma di "trionfo" nella corte del principe (ma anche sul banco di taverna e dovunque i tarocchi giravano) così come si era definita sui muri delle pubbliche piazze, è soltanto un piccolo segnale del peso che questo sistema d'immagini era riuscito ad avere.

G. Ortalli, La pittura infamante. Secoli XIII-XVI
Viella, Roma 2015,
 pp. 160-161

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Tuesday 10 July 2018

Magritte's Parody

Parody of Magritte's "The Bungler"
This is not The Bungler

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(the skeleton vector and the 2016 Barbie Oscar De La Renta doll head are both from Pinterest - merci)

Friday 6 July 2018

Dungeon playground charme

Judas' cradle miniature charm
Ciondolo di cavallo a dondolo
Playground dungeon charms

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Morte piccola e morte vera

Ma anche, secondo un principio di reciprocità, sofferenza ricevuta, estasi finale in ci la piccola morte si confonde con la morte vera per strangolamento. Di qui la sconcertante escalation delle esperienze in cui Roland s'impegna insieme con Thérèse, e che associano la voluttà e la morte. Lasciamogli di nuovo la parola: "Questo tormento è più dolce che tu non pensi... non sentirai la morte che attraverso inesprimibili sensazioni di piacere. La compressione che questa corda opererà sulla massa dei tuoi nervi incendierà gli organi della voluttà; è un effetto certo....". Roland spinge l'imprudenza fino a farsi impiccare da Thérèse (che lo libera dal cappio in extremis) per verificare personalmente l'intreccio dell'ultimo spasimo e della suprema voluttà. Sade esplicita dunque sino al loro estremo limiti i legami che uniscono Eros e Thanatos, i giuoichi della pulsione erotica e della pulsione di morte. 

M. Vovelle, La morte e l'Occidente. Dal 1300 ai giorni nostri,
Biblioteca Storica Laterza, Bari 2000, p. 248

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