Cercando nel labirinto degli specchi

Wednesday 30 January 2013

cut cut cut (terzina a tre lame)


Mi hai tagliato la testa con un paio di forbici d'oro
- poi me l'hai riattaccata 
Per potermi fare male di nuovo.

Steamy punk


Aveva al collo una lunga catena di anelli d'argento, chiusa in modo da imitare una cravatta: un cerchio stretto poco sotto l'epiglottide, e il resto della collana che le scendeva tra i seni, fino al bordo della gonna.
Vedendola in topless aspettarlo appoggiata alla sua vecchia scrivania, Felix si prese un colpo.
Ma che cazzo, miss Nix... Su, copriti. Ho visto di meglio.
Ed era vero. Un'ex-neo-adolescente con le tette acerbe e i cosciotti grossi non avrebbe mai potuto impressionarlo, ora che era abituato alla scintillante perfezione artificiale di Los Angeles.
Lei fece spallucce, e rimase lì dov'era, esattamente com'era. Gli sbarrava la strada.
Felix, la cui sigaretta, accesa entrando in camera, cominciava a impuzzare la stanza, non si lasciò intimidire.
Le passò davanti, rasente il muro, finendo comunque per spingerla contro la scrivania.
Se fosse stata in sé, la sua sorellina avrebbe strillato Ehi! e gli avrebbe tirato un cazzotto in pancia. 
Ma visto che ora recitava una parte, decise di sorprenderlo. 
Nix si appoggiò le mani sui fianchi, coperti a stento da un microscopico kilt viola e verde acido che rivelava il pizzo nero degli slip, e lo guardò con fiero odio. 
Allora? disse, fissandolo.
Felix sarebbe scoppiato a riderle in faccia, ma al momento preferiva tenere lo sguardo verso la finestra, che era riuscito ad aprire soltanto per metà - sempre a causa della strategica ingombranza di Nix.
Allora cosa? rispose lui, col suo solito sarcasmo.
Quello stesso sarcasmo che da anni faceva venire voglia a Nix di pestarlo.
Gli diede una sberla sul dorso della mano, facendogli precipitare la sigaretta giù dalla finestra. 
A quanto pare il bastardo aveva una scorta segreta di nicotina, che lei non era riuscita a scovare.
Forza, poeta tormentato. Sei così... maledetto... sottolineò con una certa ironia velata di rabbia. 
Non dovrebbe essere per te un problema, scoparti la sorella, no? 
Prima che Felix potesse contraddirla (e aveva almeno due argomenti eccezionalmente validi con cui farlo: 
1. lei non era sua sorella; 
2. lui non voleva fare sesso con lei),
Nix riprese il suo attacco: Non ti fai problemi a prendere per il culo la tua famiglia... Non ti fai problemi a farti di qualsiasi cosa... Si direbbe che ami distruggere tutto ciò che è sacro! L'amore, la felicità, la salute, fa tutto cagare, per te, vero?! E allora vieni qua e fai a pezzi anche la verginella, su! Tanto per te l'innocenza è una grandissima me...
Il fatto che scoppiò a piangere rovinò il finale.
Nix si trovò a smoccolare sulla giacca intrisa di fumo e devastata dagli anni del suo fratellone, e a Felix non rimase che abbracciarla alla lontana, cercando di non stringerla, per non sentire la sua (semi)nudità.
Allora sono davvero fottuto, disse tra sé e sé. Quella vecchia, cara sensazione di disgusto per sé stesso, che gli era così familiare, ricominciava a salirgli, come un'onda di nausea. 
, confermò Nix, che anche se tremava ancora stava iniziando a calmarsi. Per tutto quel suo nevrotico sfogo aveva tenuto le mani serrate in pugni, premendole contro il petto di Felix, come se avesse voluto sfondarlo per strappargli il cuore.
Grazie tante, piccoletta, ma non parlavo con te, rispose lui, con un tono abbastanza piccato da farle sentire che scherzava. Anche se in realtà non scherzava.
Appunto, fece allora lei, e alzò finalmente gli occhi, impiastricciati dalle lacrime e il mascara colato. Rideva.
Alice Cooper, pensò Felix, in un flash d'ispirazione. 
Poi però non riuscì a pensare altro, perché Nix era stretta a lui, era senza reggiseno o maglietta, e la punta della catena tintinnava contro la sua lampo.

Tuesday 29 January 2013

Lettere d'amore morto


Il cielo era viola come l'inchiostro delle lettere d'amore, quando l'ho visto per la prima volta.

L'ho visto attraverso le persiane aperte a metà della mia stanzetta d'ospedale.
Dovevano essere circa le cinque, e nell'aria volteggiava il profumo ubriaco del disinfettante.
Avevo male alle braccia, e ricordo che non riuscivo a muovere bene le mani. Perché avevo una flebo - anche se non saprei dire dove. 
Le lenzuola erano così bianche, sotto la luce elettrica e impersonale di quel luogo... ricordo di aver pensato che dovevano essere pulitissime. 
Era tutto pulito, lì. Per questo l'odore del disinfettante era così forte.
Così forte che avevano iniziato a lacrimarmi gli occhi. Per la potenza di quell'odore, o forse perché mi sembrava di essere appena nata. 
E poiché ero appena nata, piangevo. Urlavo, anche, forse - però non mi sentivo. 
Gemevo perché mi accorgevo delle mie lacrime, le sentivo calde e bagnate e veloci, che non facevano in tempo ad aggrumarmisi agli angoli degli occhi, facendomeli chiudere, che subito cadevano giù, e mi scivolavano lungo il naso e il mento e il collo... sentivo il muco che mi colava fino alle labbra, e il catarro vischioso che si muoveva a ragnatela, allungandosi qua e là da una costola all'altra dentro la mia cassa toracica... Tossivo, di tanto in tanto, e poi riprendevo immediatamente ad ululare.
Gemevo perché mi accorgevo delle mie lacrime, e accorgendomi delle mie lacrime scoprivo di essere viva, allora.
Il cielo era d'un vellutato violetto, era l'ora del tè - e i suoi occhi erano viola, o così parve a me.

Come ti chiami? mi chiese, oltre i suoi occhi che coi loro raggi uva mi scandagliavano l'anima.

Feci silenzio dentro di me, e attesi.
Munchaüsen, udii, e così ripetei.
Doc annuì comprensivo, e mi porse la mano, che strinsi.
Allora ero troppo giovane - ero appena nata! - per farci caso, e notare che le mani che si legarono erano una guantata di bianco, e l'altra scotchata per assicurare l'ago.

Come il cielo, anche Doc si faceva scuro e stregato, alla sera.


Siringa spezzata


Baciala.
No.
Baciala... fratello. 
No, non... non voglio.
Non sarai...
Vergine.
Ancora vergine!
Sì.
(C-cosa... tu...?! 
Nose-bleeding Munchies,
Peraltro sorpresa dell'affermazione di Doc.
Come direbbe Austin Powers,
un tantinello fuori tema)

Doc trattiene Munchies, schiacciandole i palmi sotto le sue mani, sulla scrivania.
Lei è seduta, gli dà le spalle, ed è costretta a fissare il foglio su cui Doc stava lavorando, vuoto.
Baciala, gli ingiunge Florian.
Lei non lo vede. Sente solo il sinistro gelo di Doc, che pare non possedere temperatura corporea positiva.
Florian vede lei. Perché è dentro Doc, nella sua testa, anche se Doc invece sente entrargli nella schiena la lama frastagliata che lui gli punta contro - per ora, appunto solo la punta.
Ma se Doc non lo compiacerà, Florian spingerà quel coccio di vetro fino in fondo nella sua carne - può scegliere se nella spina dorsale, verso cui è già bene avviato, o se in un'area a sua scelta del cervello.
Doc deve baciare Munchausen, se non vuole perdere ogni sensibilità - o restare paralizzato.
Munchies piange, perché sa che Doc vuole ucciderla. Il suo peccato è essersi intromessa nel suo sogno.
Florian attende, stringendo il vetro, impaziente. Qualche spunzone gli attraversa già la pelle. Ma finché Doc resterà imperturbabile, lui non sentirà male.

Ti prego, non farlo.
Munchies piange.
Ti chiedo perdono... io non avrei dovuto farlo.
Un lessico limitato, commenta Florian, beffardo. Quella ragazza non gli piace, è chiaro.
Doc non riesce a procedere.
La preghiera di Munchausen... coincide con la sua, nella clemenza che implora.
Munchies non sente altro che le mani di Doc sulle proprie. Non riesce a immaginare che cosa lui stia per usare su di lei, con cosa voglia farle male - e questo fa sì che il supplizio sia in atto ancor prima di cominciare.
Il cuore di Doc non sembra neppure battere - a Florian, fantasma spalmato su di lui a soffocarne ogni poro e ogni respiro, non sembra proprio vivere. Neanche ora che si trova sul punto di morire.
Doc non dice niente, attende di sentire ancora una volta l'ordine - sa che sarà così, che Florian lo ripeterà.
Ma lui vuole farlo impazzire, e lascia la condanna in sospeso.
Il silenzio si squarcia, quando una goccia cade sul grembo di Munchausen, addobbata da cameriera.
Munchies non sa - dev'essere stata una lacrima. Una delle tante, sua.
O di Doc, forse.

Doc, ti prego, non farmi male, vorrebbe chiedere Munchies.
Ma è la paura a incantarla, a toglierle la voce.
Lui, il suo eroe, la sente - la guarda tremare, ci riesce. Non gode del suo terrore, prova orrore di quel tutto - non vuole andare avanti, ma se si ferma, come...
Come potrebbe esser peggio?
Sta per voltarsi e andarsene, uccidere Florian di nuovo - tanto non ha da perdere, lui è già morto, e vuoto.
Florian però lo piega, lo schiaccia di nuovo al suo posto - con fili d'acciaio invisibili lo manovra e lo impicca, spingendo le sue labbra contro la ragazza. Lei si gira proprio allora, facendo per alzarsi,e prima che la fine abbia fine, Doc crolla in ginocchio, e le vomita addosso.
Lei gli accarezza i capelli di neve, scostandoglieli dal viso, e sorridendo sollevata lascia che Doc si svuoti.


Guarda cosa ci ha portato il matto


La solitudine in cui precipitò in quel momento quasi la uccise.
Ancora una volta, ma questa volta ancora di più, non c'era nulla da fare. 
Sospeso il pensiero, ricominciò a camminare. Non sapeva dove, non sapeva fino a quando.
Continuò semplicemente a mettere un piede davanti all'altro, un passo alla volta, senza mai guardarsi attorno, come su un lungo filo di ragnatela, invisibile. 
Il percorso era tracciato. Non era il percorso per lei, non era un viaggio che avrebbe dovuto fare, ma Berlin avanzò, perché non c'era nulla per cui dovesse rimanere indietro.
La pioggia cadeva fitta e rumorosa, investendo il traffico delle cinque, lo smog delle auto e i residui della neve che si decomponevano negli angoli. 
La pioggia cadeva fitta e pesante addosso a Berlin, che non se ne accorgeva, se no sarebbe stata felice.
Qualche clacson le urlò contro, qualcuno sgommò per evitarla, un barbone la colpì in fronte con una lattina di  birra calda, e poi corse a riprenderla. 
Berlin sentiva l'odore impastato e umido del sangue, dei tubi di scarico e dell'alluminio, e lasciava piovere davanti ai propri occhi una nebbiolina lieve, gentile, color amarena. A volte serrava le palpebre, con violenza, solo per tenere gli occhi chiusi per un po', e scoprire quali colori disperati e quali forme al neon si sarebbero affollate davanti a lei. Non piangeva.
Camminò per ore e ore, senza necessità, reazioni o scadenze, fino a quando non esaurì l'asfalto della periferia, e si ritrovò come una bolla d'ossigeno iniettata in una delle vene principali di Gotham City.
Non se ne rese neppure conto - non realizzò proprio nulla, fino a quando qualcosa non le si posò su una spalla, e strinse. Berlin lasciò che la cosa le facesse il suo qualcosa, senza capire se questo le stesse facendo del bene, o del male.
Alzò gli occhi dal selciato, e fu solo quando le sue pupille furono travolte dai raggi salvifici dell'insegna di uno strip-club, che vide Rachel, con una mano appoggiata sulla sua spalla e l'altra che stringeva un cellulare di ultima generazione, sorriderle, preoccupata.

Stuck at home with Doc


I'll be there for you.






















Homestuck Florian

TWS

Homestuck White Snow




Homestuck Doc


      
            Apparently, this is very popular.

                        TWS


Monday 28 January 2013

Sublime


Il mio colore preferito? ...è... bianco e nero, a righe, disse allora Doc, aggiustandosi con fare imbarazzato gli occhiali sul naso.
Munchies arrossì e sorrise, non poté farne a meno - perché era proprio colore del completino che aveva proprio ora addosso.
Ma preferì evitare di dirlo al suo capo, dato che nel loro particolare caso valeva il detto: un'avance al giorno leva il Dottore di torno.
E poi Munchies dubitava fortemente che Doc avrebbe apprezzato l'idea, la vista, il suono, il sapore, il profumo e/o il tocco del suo corpo fasciato solo da un paio di boxer, e un push-up che aveva poco da sollevare.

Non era quello che Florian gli avrebbe sussurrato come un serpente all'orecchio, avvolgendosi al collo di Doc come un cappio di condannato.
Florian gli avrebbe ordinato di spogliarla e di farsela - da quando era uscito dallo specchio, non si beveva più  le sue asessuali fandonie.
Doc avrebbe dovuto patire la giusta dose di Munchies, e dare corpo alle incredibile storie che quella ragazza sarebbe riuscita a suscitare.
Questo era per Doc il sapore acido, color giallo-verdognolo, della restituzione del proprio screpolato sé.
Non serve dire che avrebbe ardentemente voluto evaporare - saltare un passaggio di stato.


Amore inverso


Sei mai stata... il negativo... tragico... di qualcun altro? 
Esistere solo in funzione di costui... essere per essere il suo opposto...
Avere una forma... solo perché lui possa avere un proprio riflesso, 
Vivere... schiacciati tra il nulla, e l'al-di-là dello specchio...
Non è... essere... è solo... esistere, e l'esistere del genere peggiore... Quello in virtù di qualcos'altro che già è... e che sarebbe anche senza di te, perché tu... non sei che il suo non-essere... e come sappiamo, in questo mondo di infiniti mondi... c'è una realtà, come infinite altre possibili... Quindi tu potresti benissimo non essere mai stato... che ci sarebbe comunque qualcun altro a fare da contrario a lui... colui che è... e per il quale tu sei!
Non trovi anche tu che sia bellissimo, morire perché lui vive? Io lo penso, sì! E sai perché? Perché lui invece lo ritiene... terribile!
Lui ha pietà di me, e perciò io lo disprezzo.
Lui mi vorrebbe salvare, quindi io vorrei ridurlo in rovina.
Lui mi ama, e ciò fa sì... che io lo odi, con tutto il mio cuore. 
Perché per amarmi lui usa il cervello.

2



A proposito del divario tra infatuazione cerebrale e attrazione effettiva...



Harvey Dent, Two-Face


You are a calm, shy, and quiet sort of woman, who is not as easily swayed in judgements as other people may be. Fate and an occasion of 'wrong time in the wrong place' lead you to enter a relationship with the hideously scarred mob boss, Two-Face. Your relationship is a quiet one, accounted for by small touches and glances toward one another. However, it is also a sacred thing, something that you two understand must not be rushed, but paced as fate allows it.




My result in the following quiz: 

   Which Batman Villain Are You Most Compatible With

created by CanidSerpent (thank you!) on Quizilla (http://quizilla.teennick.com/quizzes/23927822/which-batman-villain-are-you-most-compatible-with

> really cool stuff. Great job!


I'll always fall for certain classy, great, split-inside, unreachable men. 
Or do I not?

TWS



Sunday 27 January 2013

Poesie d'amore morte


Ultimamente sono per gli innamoramenti cerebrali. 
Quelle cotte che ti folgorano a livello artistico, come un bacio della musa, che si accendono come lampadine quando viene premuto il pulsante giusto. In inglese è un evento che suona molto meglio - switch on, e l'ispirazione risorge. 
In teoria. Può capitare che quest'illuminazione punti il suo chiaro, netto raggio incolore e incalore su qualcuno che, come Munchies e come una zucca negli States a fine ottobre, è stato svuotato dalla Nausea, dalla nausea o da qualche trauma emotivo degno di rilievo. E allora, in questi casi, in cui l'apatia è solerte infermiera, e la noia severa istitutrice, questo genere di amore, che colpisce e non ferisce, affascina ma non scalda, questo ectoplasma dotto e inconsistente, bé, non suscita un bel niente.
Ultimamente, da quando l'età adulta è venuta a farmi visita per ricordarmi di andare a trovarla, sono per le attrazioni intellettuali.
Il guaio è quando teorizzi bene, ma razzoli male, e finisci per prenderti una cotta che non ha nulla di irreale.
Quando ti ispira un ragazzo, un ragazzo reale, e tu non riesci a fare altro che macerarti, e aspettare.
(materiale da shoujo manga che però ti fa sospirare, ma non creare, purtroppo)

Munchies non aveva mai detto, a nessuno, che in realtà non aveva mai inteso veramente suicidarsi. 
Era solo andata troppo a fondo, per sbaglio. 
Un errore, tutto qui - un vero, semplice errore.
Per questo, quando Doc disegnò la sua storia, Munchausen s'iniziò a chiedere se fosse arrivato il momento di dargli qualche spiegazione. 
Il fatto era che Doc non le aveva mai chiesto nulla - gli era bastato sentir parlare di lei, per volerla avere. 
Proprio come un estimatore cerca una farfalla rara - per inchiodarne le ali sotto una campana di vetro, e scrivere con la sua polvere magica poesie d'amore morte. 

Cicatrici ornamentali


Forse aveva pianto tutto il suo sangue, quando Doc l'aveva pugnalato.
Forse quel rosso si era spento, aveva perso ogni calore.
Forse quando Doc aveva disegnato su di lui, il nero dell'inchiostro ci si era mescolato, e poi era sparito per sempre.
Perché gli occhi di Doc erano ancora follemente azzurri. Anche se Florian era ricomparso.
Forse, a differenza del rosso dei suoi occhi, lui non era mai svanito.
Cambiato.
Alterato.
Forse Doc era sempre rimasto Florian, nonostante tutti i suoi tentativi per annegarlo.
In fondo tra i due l'unica differenza era quel rosso. E le cicatrici, già - che però il cerone poteva coprire.
In fondo il bambino che era quella sera non era mai cambiato. Era solo invecchiato.
Ma il suo cuore era rimasto sempre vuoto, e secco, come il gheriglio marcio di una noce.
Dentro di lui c'erano sempre state solo emozioni morte, rattrappite. 
E quest'aridità non si era placata, mai.
Doc aveva cambiato nome... no, a dire il vero. 
Doc aveva solo scelto di non lasciarsi soffocare - la sera in cui aveva ucciso lo specchio, era stata solo l'alba di una vita nella solitudine più rarefatta.  
Quando Doc aveva truccato il volto scontento di Florian, in realtà l'aveva solo smascherato.
Aveva grattato via con le schegge la sottile pellicola falsa, per riportarsi in superficie, alla luce tanto odiata - aveva stretto forte nella mano la verità. 
Florian aveva scelto la sua pazzia, le aveva sorriso come avrebbe sempre voluto fare - e l'aveva chiamata Doc.

Specchio riflesso


Eccola lì. L'ombra. E tutti i fantasmi del buon vecchio Florian.

Dovrebbe smetterla, di chiamarlo così. Florian non è mai stato buono, né vecchio - almeno stando a quanto dicevano. 
Ma Florian non aveva neppure quelle profonde occhiaie, i capelli così fini e così bianchi... o l'iride rossa come il fondo di un Bordeaux d'annata, attraversata da qualche raro, lento raggio infuocato. 
Florian, secondo quanto ricordava Doc, era morto poco prima di compiere... non ricordava. 
Però sapeva che era ancora un bambino. 
E questo spiegava la curiosa maniera in cui le decorazioni che si era fatto quel giorno erano cresciute e cambiate negli anni. Come fili di una ragnatela, ma piacevolmente ruvidi, e stirati.
Doc non ricordava molto altro, di Flo - non ne aveva mai avuto bisogno, perché a rievocarlo gli bastava uno specchio. 
Ogni volta che Doc Sans Aube passava davanti a una superficie riflettente, sbirciava se stesso che fingeva di non sbirciarlo a sua volta - ma ogni volta vedeva un paio di grandi occhi azzurro elettrico, come di vetro, e un sorriso che in realtà era solo... scolpito. 
Scorgendo se stesso non aveva mai visto quegli occhi scorgerlo. Quegli occhi color rogo che ora bruciavano di gioia davanti a lui.

Doc aveva sempre coltivato un placido astio nei confronti degli specchi - li evitava, il più possibile.

Anche Münchhausen non li amava affatto, tanto da arrivare a coprirsi il volto con le sue piccole mani ben fatte quando era costretta ad avvicinarsi ad uno di quei perversi rivelatori di bruttezza.
Così, nel suo rifugio non c'erano specchi. Solo qualche vetrata, e il marmo bicolore in alcune stanze - materiali lucidi utili quando Munchies era impegnata, e lui voleva appurare di essere adeguatamente curato nel suo aspetto. Capitava di rado, ma capitava.
Solo qualche vetrata, dunque, e il marmo bicolore di alcune stanze - oltre alle pareti della bolla di sapone in cui Doc era stato confinato di recente.
E proprio sulla parete che lo separava da Munchies - perché non c'era altro utensile che Doc non potesse raggiungere, in quella sua piccola, confortevole prigione domestica - si stava ora seccando la firma del suo passato sommerso. 
Doc credeva di averlo annegato, quella sera, in un mare di goccioline di vetro. Invece no.
Florian Sainte Aube non se n'era mai andato, e ora reggeva nelle sue mani di pianista la testa di Münchhausen, come Aubrey Beardsley aveva raffigurato Salomé.
E la cosa peggiore era che, in quell'oscurità affollata di terrore, Flo stava per costringere Doc a baciarla.

Il piccolo caro Florian era sempre stato turbato dal buio - perché su quel morbido schermo nero uniforme gli si proiettavano intorno tutti gli scheletri che teneva in formalina nell'anima.

Adesso toccava a Doc assistere a quello spettacolo penoso.

Tanti auguri a me... sussurrò Florian, leccando con appetito le labbra spaccate di Münchhausen.

E buon non compleanno.

Doc rimase trascorse la notte a guardare la scritta senza poterla cancellare, mentre Munchies giaceva dolente e addormentata dall'altra parte del vetro.

Nessuno gli avrebbe creduto, se Doc avesse ammesso di essere stato lui a devastarla. E non una proiezione.

Alas Sainte Aube


Florian Sainte Aube era un bel bambino, gracile, con grandi occhi color vino.
Vino rosso, e questo ai suoi non piaceva neanche un po'.
Perché la cupa porpora regale che velava come velluto lo sguardo lontano, spesso assente, distratto del piccolo era, secondo la rigida casta in cui gli era capitato di nascere, un'atroce sventura.
Florian era bianco come un morto in mezzo alla neve, e di tanto in tanto sveniva, o così credevano i suoi - in realtà il giovane Flo si addormentava, a suo piacimento, per sfuggire all'angoscia, all'ansia o alla noia, per lo più durante gli avvenimenti mondani, con grande sconforto dei suoi, che lo avrebbero voluto un poco più espansivo, in particolare quando si trattava di mescolarsi ai loro pari.
Non che coi sottoposti Florian si trovasse a maggior agio - ciò aveva reso evidente che, purtroppo, la timidezza del fanciullo non era frutto di una chiara consapevolezza della propria elevatezza di classe, ma che si trattava banalmente, ahimè, di mera insocievolezza.
Ciò, non aveva mai mancato di spiegargli suo padre, avrebbe fatto di lui un animale non umano, agli occhi sapienti dello Stagirita. 
Che vergogna, mettere sotto lo sguardo inquisitorio del mondo un figlio tanto degenere! Proprio un amaro fardello, per la madre di Flo, il grazioso bambino forgiato a colpi di pungolo nel ghiaccio.
Che frustrazione, accompagnarsi a un erede tanto inetto nel contatto interpersonale, quanto insensibile alle problematiche sociali! Davvero un peso senza pari, per il padre di Flo, il giovane senza cuore che sotto i riflettori del Bene proprio non accennava sciogliersi come un fiocco di neve.
Florian Sainte Aube era un ragazzo brillante, straordinariamente colto per la sua giovane età, che senza pietà faceva lacrimare gli occhi ai suoi parenti da quando era nato - come un sorso di vodka liscia, russa e ben ghiacciata, tracannato d'un fiato, scambiato per acqua pura.

Il buon vecchio Florian era un diamante all'occhiello dei Sainte Aube - bastava un certo suo sguardo, per incidere i loro cuori.

Flo Sainte Aube era un mostro e un miracolo, pacato, silenzioso, dai morbidi capelli chiari come avorio.
E tutti si rammaricavano che fosse, purtroppo, nato.

WYSIWYG


Vedi, in me...
(alza la testa della ragazza, sollevandola per il collo, e ne appoggia la faccia al vetro)
...non c'è nessun segreto, nessun recondito mistero.
(la ragazza, semisvenuta, emette un mugolio confuso)
Nessuna ferita celata nel profondo, nessun taglio che si riapre di tanto in tanto, causando una drammatica emorragia. Io...
(guarda un attimo in basso, incrociando lo sguardo con le palpebre a mezz'asta di lei)
...non sono un iceberg, di cui i più vedono solo la punta, e che solo pochi eletti sventurati riescono a conoscere, ma non sopravvivono per raccontare...
(piega indietro la testa, scrocchiando il collo, con un sorriso che pregusta il piacere che sta per arrivargli)
Ciò che è profondo e pericoloso, in me... è già tutto in superficie, capisci?
(con uno scatto schiaccia il viso della ragazza contro il vetro - si riesce a sentire il suono della cartilagine del naso accartocciarsi - e mentre il suo sorriso, inizialmente composto, si allarga sempre più in una smorfia delirante, lo muove sulla superficie, calcando bene il tocco, come se fosse uno straccio con cui pulire le ditate)
Ciò che vedi... è ciò che è.
(sospira, allentando la presa sul collo della ragazza, che cade priva di sensi, di faccia, sul pavimento, sporcandolo)

Sul vetro, in caratteri di sangue e saliva, rimane scritto Florian.
La firma del vecchio sé.


Saturday 26 January 2013

Jordan


Jordan from the "London Boulevard" movie

David Thewlis as Jordan in London Boulevard

Magnifico.

Whiteout


Che cazzo...
Le pillole piovono giù, una dopo l'altra, disegnando ampi cerchi concentrici nel water.
Nix alza lo sguardo in segno di sfida, poi stappa la fiaschetta, e getta via il liquore.
Vorresti picchiarla, ma non puoi.
È tua sorella, la conosci da una vita.
Un tonfo metallico. 
Ha gettato la fiaschetta nel cestino.
Ti passa accanto, senza guardarti in faccia.
La vodka è andata, tutta, fino all'ultimo goccio.
Puttana.
La afferri per un braccio, e la strattoni verso di te.
La voglia di tirarle un pugno è forte, sempre più forte.
Lei ti guarda, non sembra spaventata.
Dev'essere perché ha lo stesso identico desiderio di massacrarti.
Non le molli il polso, anzi, lo stringi ancora meglio. Deve bruciarle, la pelle, sotto la tua stretta.
Non le urli nulla, è meglio - anche se non avrebbe dovuto osare...
Lei ghigna, non sorride, fissandoti con rabbia - tu te la tiri contro, cercando controvoglia di non farle il male che vorresti...
Ma è Nix a colpirti, in faccia.
Si alza sulle punte, è rapida come una vipera.
Senti la sua bocca premere sulla tua, in un guizzo - un lieve morso al labbro inferiore, e si stacca.
Tu vedi tutto bianco, come un flash nella neve - non ci sono più colori, contorni, o sfumature.
Quel bacio ti congela, e Nix se ne va, in silenzio, come sempre.


Sunset Strip


Has anyone seen this movie?

Poster showing six different photos.

Sunset strip,
2000, directed by Adam Collins.

Il fumo scioglie la neve?


Quindi, perché l'hai fatto?

Lui guarda la piccoletta, che di colpo si è fatta seria: tiene le braccia incrociate sul petto, e ha la fronte così corrugata da rischiare di causarsi a breve un'emicrania.
Felix scoppia a ridere, involontariamente.
Questo non fa che aumentare l'aggrottamento delle sopracciglia della piccola.
Nix, dai, dammi tregua! Lascia almeno che mi goda la tua...
Lei gli strappa di mano la stagnola che custodisce il prezioso tesoro.
Segno inequivocabile: non mollerà fino a quando non sarà soddisfatta della versione che lui le fornirà.
Sventuratamente, Nix è una bugiarda patologica, e proprio per questo fissata con la verità.
Felix si fruga nelle tasche, fino a quando non trova il pacchetto. Lo apre, ma la sua leggerezza lo allarma subito. 
L'ultima sigaretta. Una Gaulois contro una Nix. La quale, per invogliarlo a parlare, ha appena iniziato a divorare gli ultimi quadretti rimasti. 
Felix emette un lunghissimo, incazzatissimo sospiro, e si arrende.
Perché... te l'ho già detto, che non c'è un vero perché.
Lei lo guarda di sottecchi, e si pulisce gli angoli della bocca sporchi di cioccolata. 
Lentamente, leccandosi le dita. Ha deciso di fargliela pagare salata di lacrime, la stronzetta.
E la sua tortura sta funzionando. La voleva Felix, quella tavoletta, cazzo. 
L'ha sognata ogni giorno, ogni ora, da quando si è trasferito, quando le cose si mettevano male e i postumi finalmente gli davano un po' di tregua, permettendogli di provare di nuovo appetito.
Direttamente da Dublino, cazzo!
Conoscendoti, posso immaginare senza che tu me lo dica, che hai cercato di overdosarti per una cazzata. Però vorrei sapere quale. Così posso risolvertela, e impedirti di ricascarci, spiega lei, lentamente, con la sicurezza di un vecchio saggio.
Felix ribalta il pacchetto e lascia la sigaretta scivolare piano nella sua mano. 
Era da un po' che notavo quanto la mia vita fosse inutile e vuota. Ciò che scrivo di solito fa cagare i grandi capi, e quando leggono qualcosa che li entusiasma... lo passano a un qualche cantante pop che ci fa sopra miliardi, e se ne appropria. Quindi...
Nessuno sa che le sue canzoni preferite sono tue, in realtà, osserva Nix, pensierosa. Non lo guarda, ora, e sembra sinceramente rabbuiata.
E io mi becco meno di venti denari, per vendere ogni volta ai media un pezzettino del mio cuore, aggiunge lui, per sdrammatizzare. Sta per fare il verso a Janis Joplin, ma lei lo fulmina con lo sguardo.
Per cui, quella volta... era stata una settimana senza importanza, e non riuscivo a scrivere. Ogni volta che toccavo un tasto, e vedevo un pizzico di parola stamparsi davanti ai miei occhi, per quanto... (si schiarisce la voca, prima di spararla grossa) ... geniale... fosse... mi veniva voglia di annerirlo con la bronza, per impedirgli di finire in bocca a un qualche sfigato idolo delle ragazzine... 
Ragazzine che non ti si filano proprio, sottolinea lei, facendogli una boccaccia. 
Sei solo gelosa, risponde lui, e poi riprende, più serio del solito.
Ad ogni parola che pronuncia, la sua storia gli sembra sempre più patetica. 
Nix ha ragione a prenderlo per il culo. Ha quasi trent'anni, e si è scolato un cocktail letale in un momento di nera... sindrome premestruale. 
Gesù.
Fino a quando mi è venuto il blocco, e non sono più riuscito a scrivere. E visto che scrivere era l'unico motivo per cui la mia vita sembrava avere una direzione, un senso... 
Nix sta per completargli la frase, ma riesce a trattenersi. Felix la vede serrare le labbra come se qualcuno gliele stesse cucendo.
Ma neanche lui completa la frase. Si appoggia la cicca fra le labbra, e la accende, rubando un fiammifero che Nix ha lasciato allo scoperto sul suo comodino.
Fiammiferi svedesi, osserva. Sei una piromane di classe.
Lei fa un inchino, cadendo solo per un attimo nella botola del suo sdrammatizzare.
Cosa faresti, se qualcuno riuscisse a... farti cambiare idea... definitivamente? 
Si è trattenuta a faticosamente dal dire salvarti
Povera, tenera ragazzina.
Felix ci pensa un po' su, poi soffia un anello di fumo fuori dalla finestra.
Scriverei una canzone per lei, penso.
Entrambi si accorgono che ha parlato di una lei, quando la domanda di Nix prevedeva soccorritori unisex.
Ma nessuno dei due commenta.
Lei alza gli occhi verso il soffitto, meditando.
E dopo aver fissato per un bel po' il poster degli Who che ha attaccato sopra il suo letto, spezza il silenzio che si è creato.
Se mai scrivessi una canzone per me, come la intitoleresti?
Lui la guarda divertito, senza dirle che a volte quegli stronzi cambiano pesantemente il titolo delle sue composizioni - "per renderle più accattivanti" (leggasi commerciali).
Psychotic snowgirl, risponde, in una scintilla di ispirazione.
Ehi! fa lei, tirandogli un dritto sul braccio, nello stesso punto dove l'ha colpito quella mattina.
Però si vede che ne è tremendamente felice.
Dolce, tenera ragazzina.
Crush, aggiunge poi, bloccandole le braccia, così che non possa più colpirla.
Disarmata, le sibila con un ghigno sardonico, mentre lei arrossisce. Dalla fatica della lotta, probabilmente.
Sviluppandosi, la piccoletta ha perso tutta la sovrumana forza esplosiva di cui faceva sfoggio nei fight club delle medie, quando ancora era magrolina, androgina e un po' sfigata.
E ora io disarmo te, risponde lei, spingendosi contro di lui con tutto il suo peso, fino a farlo cadere sul letto,  con la fronte schiacciata su quella di lui. Si è misericordiosamente trattenuta dal dargli una violenta testata - altrimenti si sarebbe fatta male anche lei. 
Ora i loro visi sono così vicini che Nix riesce a sentire il miscuglio di caffè, tabacco e cioccolata, tipico di Felix. Lui invece è stordito dalle vellutate note di vaniglia, crema di whiskey e cacao che promanano dalla ragazza - la voleva veramente, quella cioccolata, dannazione.
Poi la sigaretta di Felix si spegne contro la pelle eburnea della sorellina, che, per la scottatura, rotola via, sull'altra piazza del materasso.
Ca...volo, Felix! sbraita, non osando guardare il punto cisato, sul polso, a qualche millimetro dal palmo della mano sinistra. Credevo ti fosse caduta mentre combattevamo! Ahi...
Cioè preferiresti che invece di scottarti ti avesse incendiato il letto? le chiede lui, sghignazzando. 
Sei proprio un caso patologico. Fammi dare un'occhiata, su.
Lei gli porge il braccio colpito, e nel frattempo gli chiede, per distrarsi e non scoppiare a piangere per il fastidio o l'umiliazione: Come hai fatto, a tenermi ferme le braccia, senza farla cadere?
L'arma del delitto è ancora tra le dita di Felix, spenta ma ancora combustibile.
Anni e anni di pratica, gnoma dei boschi. Ah, niente di grave, un po' di crema e il bruciore passa... però ti resterà la cicatrice, scu...
DAVVERO? esclama lei, cambiando bruscamente espressione.
Sì, mi sa... colpa mi...
Ti amo, fratellone! fa lei, interrompendolo di nuovo, e lo abbraccia forte. Sembra quasi che abbia dimenticato il dolore. 
Poi salta giù dal letto, e corre in bagno, probabilmente a cercare una garza, e quella pomata di cui aveva sentito parlare quando una lontana cugina aveva avuto un piccolo incidente facendo un rito mistico con molte candele.
Wow, per l'entusiasmo ha detto la prima cosa che le è venuta in mente, pensa Felix, riaccendendosi la sigaretta, ma seduto sul davanzale della finestra, stavolta. 
Devono piacerle sul serio, le cicatrici.

Wednesday 23 January 2013

DOC


D.O.C. 
Disordine Ossessivo-Compulsivo.
Dolce Ombrosa Colpa.
D + 0 + C = 600.

Perché questo è ciò che amo di me. 
Di lui, cioè.



Dottore in Dissociazione, Ossimoro, Croce.



Tuesday 22 January 2013

miss Munchies Strangeblood



Münchausen

Münchausen,
a.k.a.
Munchies


TWS

Münchausen Iced Tea


Quindi, temo di essere innamorata di te. 
Una bomba H dal nulla, brillata nel ghiaccio artico.
Doc appoggia con calma la tazzina sul piattino, si pulisce educatamente gli angoli della bocca col tovagliolo ricamato da una sua antica ava secoli prima, e alzando gli occhi dal bignè bianco a Munchies afferma gravemente: Oh.
I secondi passano interminabili, ed è ora Munchies a spostare lo sguardo su quel bignè, che probabilmente esploderà a breve sotto i raggi del loro imbarazzo.
Lei si trattiene faticosamente dallo scusarsi. Lui, sembra paralizzato dallo shock.
Temevo che sarebbe successo, Munchies ha il terrore che Doc dica, da un momento all'altro.
Ma lui si limita a abbassare lo sguardo, di nuovo, e il pasticcino si trova al centro dell'attenzione di tutti i partecipanti al Tea Party.
Cioè, loro due. 
Ti ringrazio. Davvero... Non capisco perché.
Lei, freddata dalla suprema cortesia di Doc, non sa che dire. 
Sapeva che era un sentimento ovvio e a senso unico, e non si aspettava certo di finire tra le sue braccia. Tuttavia, proprio a causa di questo sentimento naturale e senza speranza, non può ignorare il bruciore che sente dentro. 
Come ammoniaca su un taglio fresco, suppone, per quanto non abbia mai avuto la ventura di provare. 
Per procurarsi la sua dose di autolesionismo quotidiana, Munchausen solleva la testa, e studia l'espressione di Doc.
Anche lui ha rialzato gli occhi, non sorride, e nel suo tait bianco fa risaltare il blu della sua anima così nitidamente da fare male. Come una lama nel burro ammorbidito dal sole primaverile, quel ciano fosforescente scorre senza difficoltà nella carne del cuore di Munchies.
Non ho mai pensato di essere qualcosa che si potesse amare. 
Lei neanche avendone la forza saprebbe cosa obiettare.
Aspetta, esausta, sulla sedia, chiedendosi se Doc le fornirà qualche altra delucidazione. Intanto sente la sua anima gocciolare giù da lei, spandendosi in una larga pozza rosso cupo sul pavimento.
È così: Doc è bianco e turchese, Munchies bianco e borgogna. 
Io faccio, e ho sempre fatto... solo soffrire. Non c'è nulla in me che non sia un male, per gli altri. Lo so da quando ero piccolo... ed è per questo che mi sono smascherato e nascosto. Io... ti ringrazio. Non posso capirti, però, aggiunge, esitando, con un sorriso debole e triste che inizia presto a sfumare.
Sembra quasi che anche lui voglia scusarsi, pensa Munchies, e poi cancella e riavvolge il pensiero. 
Doc non voleva ferirla, ma se è triste, lo è per sé stesso, e non per lei, lo sa. 
Quello che negli esseri umani è il senso di colpa, per Doc è la malinconia di una ferita sognata durante l'infanzia.
Non mi capisco neanch'io, risponde lei, e ogni parola è come un parto di parecchi gemelli, morti. 
Solo che per me sei straordinario. Sono stata egoista e ho scaricato il peso su di te, con questa confessione. Almeno per questo devo scusarmi, scusa. 
L'ultima parola le striscia sulla lingua più tremula delle altre, e si screpola appena lei la pronuncia.
Adesso sarebbe arrivato il momento di scappare, ma Munchies non vuole, e non ce la fa.
Qualsiasi cosa faccia, non potrà mai perdere nulla, agli occhi di Doc. 
Perché per lui lei è nulla.
Perfino Doc capisce che non è il caso di commentare. 
Rimangono tutti e due a tavola, in silenzio, a guardare senza vedere l'ultimo pasticcino dedicato a Florian.
La cioccolata bianca al mirtillo si raffredda, intatta, tutta sola.


Sunday 20 January 2013

brother complex


Ehi.
Nix si volta, e per miracolo non ribalta la pila di libri che sta trasportando.
Ehi, gli fa eco.
Felix si appoggia alla porta, e abbassa gli occhiali quel che basta perché lei possa guardarlo negli occhi.
Me ne daresti un po'? Dopo la nostra conversazione... ne ho proprio bisogno.
Lei arriccia il naso, pensosa.
Mmmm... no, risponde, e gli fa la linguaccia. 
Poi comincia a distribuire i libri tra gli scaffali.
Non li mette in ordine alfabetico, né secondo il genere. 
In base al colore della copertina? tira a indovinare Felix.
Lei annuisce, senza badargli granché, e continua la sua disposizione.
Un ordine estremamente soggettivo, osserva lui.
Nix non si scompone.
L'unico che mi sembri appropriato, per questo caso, spiega, senza preoccuparsi troppo della sua opinione.
E poi, lui è Felix. Ha dovuto convivere anni, con le sue particolarità.
Lui dà un occhio al comodino della "sorellina" - una torre di dischi in vinile, di gruppi vari, principalmente rock inglese; una cannuccia bianca e nera, ancora nella sua confezione sigillata; una tazza decorata a tazze; il libro Come risolvere le proprie compulsioni: imperfezione e ossessione, su cui un post-it con scritto E perché mai si dovrebbero risolvere?, e una vecchia confezione di aspirine, vuota, adibita a contenitore di bigliettini dei biscotti della fortuna. 
Sei venuto a cercarmi solo per questo? chiede lei, quando ha finito, fingendosi oltraggiata solo all'idea.
Felix fa un passo in avanti, e si ritrova immerso nel Paese delle Meraviglie.
Oh, dai, sorellina, la tua è la migliore dello Stato, è risaputo! la liscia lui, esasperando il tono supplichevole.
Lei ridacchia.
Su di me in giro non è risaputo proprio niente. Ah, tieni, su! Ma solo perché é da tanto che non ti fai vedere da queste parti, cede, alla fine. Si inginocchia ai piedi del letto, e senza guardare allunga una mano sotto il materasso, tirando fuori una scatoletta di latta. La apre, e lancia un quadratino del contenuto al "fratello".
Alla crema di whiskey, direttamente da St. James' Gate.
Felix la ringrazia con un inchino, e si posa lentamente il pezzetto di cioccolata sulla punta della lingua.
E dopo averlo assaporato a lungo, fa le fusa.
Nix, sei una dea. Il mio piccolo idolo bacchico.
La ragazza fa finta di niente, per fare la tosta, ma si vede a un miglio che è esaltata da quelle parole.
Le è proprio mancato, quel cazzone bohemien.
Felix si siede sul suo letto, come ai vecchi tempi, quando abitava ancora lì e veniva a scroccarle i libri sostenendo che lui avrebbe potuto scriverne di ben migliori, e lei lo imita, ma a una certa distanza.
Quello che ha saputo dal fotografo, l'amico che ha salvato il suo fratellone dall'overdose... bé, sono passate settimane e lei non ha ancora capito che effetto le ha fatto.
Guarda Felix, che a sua volta la guarda, col suo ghigno beffardo e i baffi di cioccolato, l'ombra di barba di due giorni, e la sua solita camicia bianca spiegazzata sotto la giacca nera lisa... Faceva sul serio, quando ha mandato giù quella roba, o era una delle sue solite stronzate da artista?
Felix si rimette a posto gli occhiali, che da prima gli sono scivolati verso la punta del naso, e torna a guardarla, probabilmente meditando una qualche frecciata.
Sei cresciuta tutta ma le tette continuano a latitare, eh? dice dopo qualche secondo, notando il minuscolo reggiseno bianco-nero-borgogna abbandonato sulla sedia, in un angolo della stanza.
Ecco, appunto.
Ah, sta' zitto, non puoi parlare delle mie misure finché non mi avrai provato l'adeguatezza delle tue...
Nix fatica a finire la battuta, perché a un tratto è distratta.
Per la prima volta, guardandolo, ha pensato che Felix è bello, sul serio.
...Lil' Fil.
Allora taglia corto, e se ne va via dalla camera, senza neppure provare a inventarsi una scusa.

Proprio azzeccata, quest'illuminazione adolescenziale del cazzo.

Sister / Morphine


Cristo... Mi sembra di aver appena ucciso la mamma di Bambi, dice Felix, poggiandosi la mano sulla fronte, come se gli fosse esplosa ora una forte emicrania.
Nix è stanca, sente il sonno pesarle sulle palpebre e appesantirle la carcassa, ma riesce a sogghignare.
Rilassati, hai ucciso Bambi, non sua madre, mettiamola così, sibila. Un divertimento un po' aspro.
Lui si leva la mano dalla faccia e si gira a guardarla. L'altro braccio lo tiene piegato, tra la testa e il cuscino.
Per fortuna, commenta, prendendola in giro.
Si vede a un miglio che morirebbe dalla voglia di fumarsi una sigaretta.
Guarda che puoi accenderla, mugugna Nix, a cui iniziano a chiudersi gli occhi.
Dà un'occhiata alla sveglia elettronica, che lampa a intermittenza da quando sono entrati. Le 3.13.
Come la targa di Paperino.
Felix la fissa come se fosse Brigitte Bardot apparsa nuda in un enorme bicchiere di Vodka Martini, senza olive.
Davvero? fa, a metà fra la sorpresa e l'estasi.
Lei alza le spalle, per quanto le permetta la posizione, e si gira su un fianco. Ancora in direzione di Felix, anche se preferirebbe dargli la schiena e non vederlo per un po'.
Si sentono entrambi a disagio.
Cristo, ripete Felix. Non si accende la sigaretta, anche se Nix era sincera, quando gliel'ha detto.
...Almeno è stato bello? chiede, in un mormorio di vergogna. 
Ha come la sensazione di no.
Lui sgrana gli occhi, come se fosse sconvolto da quella domanda. Strano vederlo senza Ray-Ban, pensa lei.
Scherzi? è stata una delle migliori esperienze che un uomo possa sognare.
Lei vorrebbe sorridere, e credergli, ma non ci riesce.
Il sesso con la propria sorella? 
Fare l'amore con una vergine, la corregge lui, bruscamente.
Non sono fratelli. Com'è ora a entrambi evidente. Per fortuna. Ma è comunque...
Strano, sussurra lei. L'imbarazzo è palese, per tutti e due, e adesso che è tutto finito quell'atmosfera intensa e drammatica che si era creata prima, quando si sono baciati per la prima volta, è evaporata.
Fuma la tua Gaulois, tranquillo, dice poi, non sentendolo ribattere.
Poco prima lui era dentro di lei, le ha chiuso gli occhi in un bacio a fior di labbra, è venuto... e anche se a lei faceva troppo male per scoprire cosa fosse l'orgasmo, ha tremato un poco sotto di lui, e intrecciando le dita attorno al suo collo lo ha sentito finire. Poi lui l'ha stretta dolcemente, sfiorandole la fronte con le labbra, ed è uscito, per stendersi al suo fianco, in un silenzio sfinito.
Felix aveva il preservativo, che dopo un po' si è alzato a buttare, ma lei comunque si era data una pulita con un Kleenex, senza osare guardare. Sapeva che ci sarebbe stata qualche goccia di sangue, o forse un pochino di più, là sotto, e che poteva aver macchiato il lenzuolo. Ma solo il pensiero ora le fa girare la testa, quindi meglio aspettare.
Il suo imene a pezzi su quelle lenzuola... Non ci vuole pensare.
Allora era così che ci sente, dopo. 
Un bacio all'uomo che in quell'attimo pensi di amare, e subito dopo una voragine aperta nel cuore.
Felix riderebbe, per il doppio senso.
Nix si augura intensamente di non avere davvero una voragine spalancata, là sotto. Brrr.
Dubita che farà di nuovo sesso, a breve.
Con Felix, soprattutto, che sembra traumatizzato dall'accaduto. 
Proprio quando pensa di girarsi dall'altra parte, e dormire un sonno vuoto e misericordioso, Nix sente la mano di Felix toccare la sua. Apre il palmo, e lui la stringe.
Non ne ho voglia, grazie, dice lui, e basta.
Nix ci mette un po' a ricordarsi cosa gli ha detto.
Gli lancia un'occhiata fugace. Lui le sorride.
Sembra un po' meno angosciato, rispetto a poco fa.
Lei sente un improvviso calore salirle alle guance. Ricambia.
Allora, le lenzuola ce le portiamo via... le vuoi nascondere tutte, o tagliarne via solo un pezzo? le chiede lui, allegramente.
Nix s'illumina, colpita dalla sua premura. Non se lo aspettava... che lui pensasse anche a questo, per lei.
Le voglio bruciare, annuncia, decisa. 
Lui solleva un sopracciglio, colpito. Poi annuisce, comprensivo. Mi piace.
Così nessun altro le potrà avere, e il ricordo resterà per sempre solo a me, spiega lei, con l'entusiasmo di una bambina.
A noi, ribatte lui.
A quel punto Nix si sente felice. Veramente. 
Grazie, dice sottovoce a Felix, sperando che lui non la senta. Ma lui la sente, e sorride. Strano vederlo sorridere, pensa lei.
Sono felice che sia successo con te, aggiunge, ormai che è in ballo.
Lui non la prende per il culo, per una volta. Anch'io, risponde.
Non potevi scegliere uomo migliore, effettivamente, dice poi, ammiccando.
Oh-oh-oh! fa lei. 
Vero, ammette però.

Adesso, quando vorrai di nuovo ucciderti... vieni da me e scopami, invece.
Così vorrebbe dirgli, e convincerlo a fare.
Ma non osa, e non pensa di valere tanto - non potrebbe mai reggere il confronto, per lui, con una bottiglia di Johnny Walker e un flacone di pillole pieno.
Anche se, anche solo per un attimo, Nix vorrebbe non ricordarselo.

If only


per la serie:

He would be perfect...
If only
He wasn't in love with that girl.




Demotivational sadist: Vincent Nightray
from Pandora Hearts

TWS





Saturday 19 January 2013

nailed


Gotham city, 14 febbraio, villa Wayne, ore 00.17: amore e terrore alla vigilia di San Valentino. 
Tutta la Gotham-bene, la creme de la creme della città, ancora trema, dopo quanto accaduto ieri in tarda serata alla festa di fidanzamento del nuovo procuratore distrettuale, Harvey Dent, con la bellissima Rachel Dawes - che è consulente del procuratore, guarda caso... galeotto fu il processo e chi lo indisse? Ma non è tempo e luogo per i pettegolezzi, infatti: proprio questa lieta occasione è stata teatro dell'ennesima, inquietante apparizione del criminale noto come Joker. Il Joker è infatti comparso alla festa, eludendo l'addestratissima sorveglianza che vigilava la villa Wayne, dove si stava tenendo il ricevimento, e ha approfittato come al solito dei riflettori, puntati fino a quel momento sulla coppia d'oro di Gotham, per seminare ancora una volta il panico tra i nostri concittadini. 
Non è chiaro il motivo della visita del criminale, che come quella di Malefica al Ballo organizzato per la nascita della principessa Aurora, ha fatto ricadere una grave maledizione sui piccioncini.
Armato solo di un affilatissimo paio di forbici, il Joker ha preso in ostaggio la futura signora Dent, costringendo il procuratore a baciare una giovane invitata, che sembra aver scelto a caso. Di fronte alla minaccia di questo folle maniaco, che giurava che avrebbe trasformato il volto di Rachel Dawes in "un altrettanto raffinato origami", Harvey Dent si è visto costretto a cedere al ricatto, e ha quindi baciato la ragazza. Ottenuto ciò il clown è apparso soddisfatto, e mentre una pesante nebbia verde aspro si spargeva nella sala, è riuscito a scappare, lanciando contro la giovane - la terza vittima del suo angosciante scherzo - le forbici che aveva puntato contro la signorina Dawes.
Quando la nebbia si è diradata - fortunatamente senza effetti venefici - tutto sembrava al suo posto, nessun invitato è risultato ferito o scomparso. 
Prima che la stampa potesse rivolgersi ai protagonisti di questo insano addio al celibato, giocato alla futura coppia Dent, il signor Brune Wayne, il miliardario padrone di casa, che ha ospitato la festa in onore dell'amicizia di lunga data che lo lega al signor Dent, ha "rapito" i tre sfortunati protagonisti dello "scherzo" del Joker, dicendo che si sarebbe "occupato lui di loro", e li avrebbe tenuti "al sicuro, per riprendersi dall'assurda situazione". 
Non abbiamo così potuto sentire impressioni, reazioni e preoccupazioni dei futuri sposini, ma soprattutto non siamo riusciti a scoprire molto della misteriosa sconosciuta: i pochi che l'avevano già vista sostengono che si tratta di un'amica di famiglia di Wayne, venuta dall'Europa per motivi di studio, e che la sua età si aggiri intorno alla ventina. La ragazza in questione ha capelli castani, boccolosi, occhi grigi, carnagione piuttosto chiara, ma nessun segno particolare visibile; indossava un vestitino nero in stile Fifties, stile arricciato, con cerniera laterale, lunghi guanti in pizzo, e un ampio coprispalle nero, di seta. 
Chi è questa fanciulla?
Perché il Joker ha scelto proprio lei? è stato davvero un caso, o i due in qualche modo si conoscevano già?
Come reagirà la coppia perfetta di Gotham, a questo bacio coatto? 
Auguriamo ai futuri signori Dent di superare indenni anche questa trappola, così che l'amore possa trionfare, e loro vivere per sempre felici e contenti.

trasformare il danno nella dama


Con amore e terrore, Munchies raccoglieva la posta, aspettandosi ogni mattina di trovare, posata sopra la cassetta della posta, il nuovo numero della rivista.
Sapeva che in copertina ci sarebbe stato Doc. Cioè, un suo disegno. 
Sapeva che questo era un grande onore, e che avrebbe catapultato Doc ancora più in alto, verso le somme vette dell'arte grafica contemporanea.
Sapeva che tra i disegni che sarebbero comparsi su quel numero della rivista c'era lei. Cioè, un disegno che la raffigurava. 
Attraverso il quale Doc aveva espresso il malessere che lei gli aveva causato.
Avrebbe dovuto bluffare, e ritrattare tutto. O fare come se nulla...
No, aveva lanciato il sasso, e non poteva-voleva-doveva nascondere la mano. 
Anche se quel sasso aveva preso in piena faccia il suo idolo, e gli aveva spaccato gli occhiali e il naso.

Quando Doodle drunk arrivò, Munchies si sentì come ad Halloween. 
Come si sentono le zucche, ad Halloween.
Nel suo stile abbacinante, così perfetto in ogni tratto da fare lacrimare gli occhi - per il candore immacolato dei suoi vuoti, e per la purezza spietata delle sue linee - e così delicato in ogni singola goccia d'inchiostro... da fermare il cuore, Doc l'aveva svuotata, aveva fatto della sua interiorità una zuppa, e di ciò che restava di lei la maschera di una candela che sostituiva ora il suo cuore strappato.
In copertina c'era un angelo coi polsi e le caviglie legate, incatenato a una cancellata Liberty, alle porte del nulla. Ai suoi piedi c'era un gatto tigrato, che sembrava attenderla e insieme piangerla, come un'offerta il suo sacrificio. 
Munchies lasciò la rivista sulla scrivania di Doc, insieme alle pubblicità dei supermarket e alle varie bollette da pagare, e cercò di addormentarsi subito, per non ricordare.
Erano le tre del pomeriggio.
Ti ringrazio, ma io non lo posso capire - le aveva risposto così, tranquillamente. Il suo sorriso era sceso in un'espressione quasi triste, mentre la rifiutava. Munchies non aveva potuto reagire, perché si era fatta di sale. 
Non riusciva a capire. 
Lei non gli aveva chiesto nulla, gli aveva solo confessato ciò che provava. 
Aveva scaricato il peso della croce su Doc, e lui a malincuore non l'aveva scansata.
Poi, quel giorno di confessione, Munchausen si era dedicata alla pulizia del bagno, e Doc aveva passato tutta la notte a disegnare.
Come al solito.
Il gatto era bianco a strisce turchesi, l'unico tocco di colore del disegno.
Fu un numero di Doodle che riscosse un certo successo.