Cercando nel labirinto degli specchi

Sunday 24 February 2013

Disturbo Fittizio

" Criteri diagnostici per F68.1 Disturbi Fittizi [300.xx]

A. Produzione o simulazione intenzionali di segni o sintomi fisici o psichici.

B. La motivazione di tale comportamento è di assumere il ruolo di malato.

C. Sono assenti incentivi esterni per tale comportamento (per es. un vantaggio economico, l'evitamento di responsabilità legali, o il miglioramento del proprio benessere fisico, come nella Simulazione). "


da: 

American Psychiatric Association, DSM-IV-TR Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, Fourth Edition, Text Revision,  Milano, Masson, 2000
p. 555



Saturday 23 February 2013

Facciamo che sono Lottie


But tied to a chair you won't go anywhere,
There's a lot I can do to with a freak...

(The Who, Cousin Kevin)


Faceless Lottie Baskerville torturing a faceless stuffed toy




A personal take on Lottie Baskerville from Pandora Hearts
(Jun Mochizuki's Pandora Hearts, vol. 6, inside cover - a little customized by my)


How cute would you be, strapped to that Inquisitional Chair ?!?

Ah, il mio blog è la mia cartella clinica.
Ci rovescio dentro ogni input e ogni scarto, mescolo energicamente, e monto le mie fisime a neve.
My baby is a basket case, my baby is my High Undeground Priestess.

Anche qui, un miscuglio informe di bianco e rosso, italiano e inglese, delirio di grandezza e self-hatred, buttato lì come se non ci fosse un lettore.
Forse è per questo che qui confesso tutto.
Perché so che nessuno lo verrà mai a scoprire.

Chissà perché, ma quegli stessi torturatori a cuor leggero che non riesco a reggere,
nell'arte, in certa arte, mi affascinano.
Probabilmente, è perché sono il mio perfetto opposto. 

Loro mi schiferebbero, eppure mi attraggono.

Oups, I meant chair.



p.s. don't hurt animals. Rabbits, nor other species.
No one deserves it.

Harakiri sentimentale


Che differenza c'è tra colpo di fulmine e disturbo delirante di tipo erotomaniacale?
Mi sono presa di uno con cui non ho mai parlato, e questo è un fatto.
Sono inspiegabilmente convinta che lui sia lui.
Sono altrettanto inspiegabilmente convinta che per lui sia lo stesso - che senta viceversa per me, insomma.
Per questo, appena lo rivedrò - e se mai lo rivedrò, questo sarà il segnale -, lo prenderò in disparte e gli dirò che mi piace.
Mi ispiri, e se e quando io e solo io ispirerò te, cercami e mi troverai.
Così farò l'ennesima bizzarra figura, e per l'ennesima volta inquieterò un innocente.
Sembrerò nel peggiore dei casi una stalker, nel migliore una che ha sbagliato interlocutore.
Mi è già successo in passato, e ho già fallito - tutte le volte, la dichiarazione mi ha portato la rovina. Mi sono invischiata in un'idealizzazione a senso unico, e ne sono uscita col cuore a pezzi e ricoperto di bava. Mi è già successo in passato, di perdermi per dei falliti sconosciuti - tutte le volte mi sono intrappolata nelle loro mani, e loro mi hanno smembrata, pezzo per pezzo, e non hanno neanche buttato via quei rifiuti. Mi è già successo, e so per esperienza e per certo che non è affatto una buona idea.
Ma naturalmente, se lo rivedrò, lo farò lo stesso. Il solito errore, che avrei dovuto imparare a dimenticare.
Se lo rivedrò, gli rivelerò tutto, chiaro e tondo. Anche se so già che lui sa.
Perché se lui è davvero lui, e se non è il Bruco, né il Gatto sbagliato, allora andrà bene, ed è così che si fa.
Devo solo ricontrarlo, una volta ancora.
Solo così potrò commettere il mio harakiri sentimentale. Se lui è lui, mi ricucirà, o mi taglierà pietosamente la testa?

Sulla carta è romantico, sui giornali è rivoltante. 
Se fossimo nel mondo reale, probabilmente mi disintossicherei, davvero. Ma qui...

Ti prego, fa' che ci rincontriamo, ti prego.  


Friday 22 February 2013

Croce di fiori





Croce russa vuota,
croce trilobata,
croce trifogliata,
croce di san Maurizio e di san Lazzaro...

O semplicemente il simbolo del bello che fiorisce dal dolore, e il sacrificio.




Thursday 21 February 2013

The truth is out


Avrei voluto scrivere una confessione falsa e firmarla col sangue, però non ho potuto.
Perché non riesco a mentire, anche se non ho un Ego solo.
Con troppe personalità, si rischia di far di tutto - infinite fedine sporche, e lunghe liste di guai.
Però ogni me mi annoia, e non combina niente. 
Ho mentito, ho rubato, ho deriso, ho baciato - eppure nulla di questo potrebbe farmi arricchire. 
Adesso chi si confessa lo fa per riempire di monete il vuoto vorace e goloso che lascia la sua coscienza.
Gli artisti sono juke-box che salmodiano al contrario - per mentire meglio, la vita ricopia l'Arte.

Luci al neon che tubano nel Garage dell'Eden - è così frustrante, dover guardarsi indietro (fingendo di non farlo).
Il nostro cervello è vecchio, e tutto è ormai già detto.

And everything I do's been done before / Every sentence in my head / someone else has said...
                                                                                               (John Entwistle, 905)



Studio per la Regina di Fiori, inside cover:                                                     


Una marea di conigli di pezza bianchi e neri, dall'apparenza morbida e soffice, alternati, come caselle di una scacchiera, perfettamente disposti, a perdita d'occhio. Ciascuno con lo sguardo a bottoni lucidi, dritto verso di noi - guardano l'obiettivo e sorridono, inanimati. In mezzo a loro - nella perfetta metà, in diagonale, a tagliare il flusso dei conigli come una lama esattamente dritta -, un feretro in pregiato legno bianco laccata, con una leggera sfumatura tra il vaniglia e il crema, dall'interno in velluto nero come una notte senza stelle, su cui è adagiata, stesa sul fianco sinistro, una pallida fanciulla dal volto d'angelo e il corpo di bambina. Circa vent'anni, capelli mossi color cioccolato alla crema di whiskey, occhi socchiusi, labbra schiuse a un soffio dalla rosa blu, fresca e perfetta, che tiene con cura tra le dita - ha le mani congiunte, come in preghiera, e dalle sue dita lunghe e affusolate spunta la rosa, puro blu cobalto. Alcuni petali sono sparsi sulla pelle della ragazza - lungo il tortuoso percorso delle vene dei polsi e degli avambracci, ed uno arriva quasi a sfiorare le labbra - che hanno il colore dei lamponi annegati nella panna liquida, e risaltano appena sulla sua carnagione bianca-cadavere.
L'altra metà della bara è libera, come se fosse stata fatta per ospitare un altro corpo, insieme a quello di lei... ma accanto alla ragazza c'è solo quella rosa.

...è la Regina di Fiori, indossa una pudica uniforme da cameriera francese, di seta, fragilissima, con un corsetto ricamato, tutta in bianco e nero... delle bende ormai lasche le avvolgono le mani, scivolano però dalle dita, che lasciano libere di accarezzare il fiore... e ai suoi piedi una catena fatta di anelli spezzati riposa come una serpe addormentata, intrecciandosi con, sembrerebbe, le stesse bende che dalle mani della Regina si dissolvono, per poi riapparire lì, non si sa come, tagliate da un paio di forbici che riposano accanto a lei, accanto al suo petto.
Qualche petalo blu ancora galleggia nell'aria - come in una bolla di champagne, o di sapone, appena stappato.
La Regina ha un nastro del medesimo blu al collo, in un esile fiocco.


carta di parole peste


Uno stile personale? Ce l'ho, mi manca il resto.
Quando scoperchi il vaso di Pandora, escono sibilando tutti i più bei, dolci orrori.
Forse innamorarmi di un uomo un po' malvagio è stato uno di questi, un'idra che mi anima.
Forse non lo amo affatto, magari sono solo i suoi occhi - perché mi piacciono gli occhi? Perché io non vedo, affatto.
Aspetto e intanto mi costruisco una bara che in realtà è un tupper - così poi mi infilo in frigo, e resto strana per sempre.
Tanto se il principe c'è, di certo è già nel Valhalla dei pazzi.
Almeno, di tanto in tanto, le parole mi risalgono la gola, e prima che possa dirle e scoppiarle, le arruffo un po', qui in giro.
Chi è che tapperà la falla con un proiettile, per sempre?
Scrivere non porta a nulla, e questo è il vero amare.
Dubbi e co., gocce di condannato a inchiostro. Il mio problema è l'anno - dovevo venire prima.

Se tutta l'arte è inutile, io che cosa sono?

In this stormy night of August, will you be my thunder bud?


Pensando ai tuoi occhi freddi come l'aurora boreale, 
credo proprio di 
no.

Farfalle d'asfalto si frantumano in pulviscolo d'argento,
La notte annoda le anime
- così non esce il sangue,
E mentre gli elicotteri
Ti cercano in ogni cuore
Tu, il male
Il muschio e il mare
Verdastri sopra ogni cosa.
La sera è triste e sola,
Se ami un sorcio o un'eclissi.

Quando gli uomini si allineano, 
E Lilith è in tredicesima casa
Gli occhi bendati non reggono 
E sui muri delle chiese
schizza sciroppo rosso.

Spaghetti ingarbugliati 
Estrai dai corpi malati.
In fondo un po' distruggere
è dire la prima parola.

Cos'è tutto questo, in fondo?
Caesar salad di parole.


Friday 15 February 2013

Why Underground Priestess


Perché la sacerdotessa sotterrata?
...cosa fa una sacerdotessa?
Con aria grave, 
sussurra assurdità sottovoce.
Ecco.
Io parlo, le esalazioni mi stordiscono, e la terra dorme, non trema.
La mente infestata di una collezionista di aghi e schegge di pazzia, 
alla timida luce
di un lungo fiammifero spento.

La papessa del Greenwitch Village.




Sunday 10 February 2013

XoX


Oh, sì, diglielo... racconta alla tua bella ciò che hai confessato a me, poco fa, caro... 
La canna della pistola premette sulla sua gola.
Oppure la nostra pupa qui farà...
Sì, ti prego, fa Berlin, imperativa. Si volta e non si sa come, riesce a non farsi sparare. Gira di 180° e si ritrova faccia a faccia con J, la pistola contro il mento. La alza con due dita, e guarda J con implorante aria di sfida.
Sì, ti prego, ripete. Fammi saltare le cervella, o piazzami un po' di ferro in corpo, o usa la mia faccia per fare i botti di Capodanno. Come vuoi tu. Ma ti prego, uccidimi. 
Spinge la canna ancora più in alto, fino ad averla all'altezza delle labbra.
Voglio sanguinare sotto i tuoi occhi. Non voglio più piangere... fammi fuori, J. Sai che lo vuoi, ti farà piacere... per un attimo. 
Lui resta a fissarla, interdetto. Ogni tanto lancia un'occhiata agli altri due, per controllare che non scappino.
Bambolina, sei davvero... 
Berlin strizza gli occhi, pronta al colpo.
...una pervertita, piccola. Un po' fetish, ma pur sempre... insaziabile, borbotta lui, ridacchiando.
Allora lei lo colpisce in pancia, con una manata gli fa volare via la pistola, e inizia a picchiarlo senza lasciargli il tempo di accorgersene. Un pugno dopo l'altro, e poi, quando J è finalmente a terra, continua coi calci, affondando il piede di punta nella carne molle del ventre, lungo i fianchi, sulle gambe e le braccia, evitando solo l'inguine e le mani. Gli sputa in faccia e poi gli schiaccia il naso sotto la suola, mentre il tacco dello stivale si adagia sulle sue labbra con la grazia di un elefante steso dal sonnifero. Lo sente emettere un verso soffocato, e ricomincia a colpirlo al petto, senza fermarsi. Le costole scricchiolano al suo passaggio, o forse è solo una impressione sua.
Berlin, non... azzarda una voce, dietro di lei.
E questo non fa che peggiorare le cose. Con gli occhi bendati dall'odio e dall'amore Berlin si getta sopra di lui, e afferrandolo per il colletto della camicia intrisa di sangue avvicina a sé la sua faccia tumefatta. Gli occhi di lui sono troppo pesti perché riesca a vederla, ma Berlin sa che quel bastardo biancastro è ancora lì con lei, cosciente e dolorante.
Hai ucciso Orfe. 
(Orfe? rantola lui, e insieme a quel nome dalla sua bocca esce un fiotto di saliva purpurea)
Dovresti morire tu. Ma non sta a me decidere... per fortuna. Gli stringe le mani al collo, e preme forte, ma non abbastanza, contro il pomo d'Adamo. Se osi farmi innamorare di nuovo di te... ti uccido, brutto figlio di puttana.
Con le unghie affonda nella sua pelle tesa, e lasciandogli un lungo graffio tra la clavicola e la mandibola lo bacia in bocca, a lungo, fino a quando non respira più. Poi si rialza piano, con le labbra insanguinate e la bocca arrossata del suo trucco, e ridendo tracolla, chiudendo senza fiato gli occhi, lucidi per le lacrime appena seccate.


Probabilmente


Our thoughts will be one, connected in souls
Togheter at last
In the same black hole

The Ark, 2000 light years of darkness

è questo. Faccio sempre lo stesso errore.
Spero in un amore che sia legame profondo e fusione, ideale tipicamente malsano.
L'unica fusione dovrebbe avvenire nel momento del coito - e non è che la mia avversione per il sesso mi favorisca, in questo.
Riuscirei a pensare di fare l'amore solo con quella persona. Quella giusta, perfetta. Quella che ha un'altra e non sa di me. Probabilmente.
è quando la tua vita inizia a somigliare a una canzone di Avril Lavigne, che dovresti cominciare a lavorare su te stesso. Solo che io non trovo giusto cambiare.
Così ascolto Girlfriend, un po' mi vergogno, e continuo a pensare a quanto parli straordinariamente di noi. Probabilmente.

Sono patetica, intontita e schizotimica. In attesa sospesa del mio principe Indie.
E dire che gli Indie una volta non m'ispiravano affatto.

Saturday 9 February 2013

Head and tail

Harvey Dent's coin
One Face Two Face
(foto anacronistica)


TWS


Dismorfofobia


L'uomo si arrestò sulla soglia. Alle sue spalle, un esercito di ombre strisciava nel corridoio, in fretta, per uscire prima che l'allarme ripartisse.
La stanza era buia, come tutto il resto del manicomio.
C'era solo una candelina, al centro, che bruciava timidamente. Accanto a lei, come una statua di cera desiderosa di squagliarsi, una figura piccola e silenziosa, con le mani alzate a proteggere la fiammella dal vento.
Ehi, tu, non esci? chiese l'uomo, stupito. Quel prigioniero doveva avere un qualche piano più valido dell'evasione, per starsene lì vicino alla candela come un barbone nel giorno del suo compleanno.
No, rispose la figura, dopo un po'. Qui si sta bene, no? 
Una voce femminile. Bassa, quasi un sussurro, un po' esitante. Tremava timorosa come la fiamma davanti a lei.
Lui fece un passo in avanti, incuriosito. Doveva esserci qualcosa di molto interessante, sotto.
Nessuno sarebbe mai rimasto ad Arkham, se avesse potuto scegliere. Neanche chi là fuori non avrebbe avuto neppure un tetto sopra la testa.
Quando fu a meno di un metro da lei, fu come se la prigioniera si fosse riscossa da un lungo sonno.
Appena le fu abbastanza vicino, vide che lo stava osservando, con grandi occhi chiari, e senza luce.
L'opacità di quello sguardo lo turbò - c'era un'assoluta indifferenza nei confronti di tutto, in quelle iridi, così pallide da fondersi quasi con il bianco attorno. La candelina brillava anche per loro.
C'è tutto ciò di cui ho bisogno. Fa caldo, e non ho altro da fare che dormire e psicoanalisi. E mi danno le medicine, così non sento più male, continuò lei, all'improvviso. Anche la sua voce era spenta - non c'era più calore, in lei, si era disperso tutto in quella stanza troppo grande.
Lei se ne stava lì, rannicchiata sul bordo della brandina, col mento poggiato sulle ginocchia. La divisa, sempre troppo larga, su di lei sembrava un'enorme camicia da notte a righe. Il bianco del tessuto era molto, molto più scuro della carnagione della ragazza. Sembra un fantasma, osservò l'uomo.
Quella ragazza era diversa dagli altri prigionieri rinchiusi ad Arkham. Era molto più giovane, e soprattutto... era innocente. L'uomo ne fu convinto appena notò che anche lei lo stava osservando.
Lo inquietava, eppure...
La candelina si spense, e solo allora lui si accorse che nel corridoio dietro di lui era calato il silenzio. Dovevano essere scappati tutti, ormai.
Lui sarebbe arrivato presto, per fare un sopralluogo col suo vecchio amico baffuto. Doveva levare le tende al più presto, senza perdere tempo con quella bambolina di pezza senz'anima.
Fece per andarsene, ma fu allora che una flebile luce ricomparve nella stanza.
L'uomo si voltò, e vide la ragazza che si infilava sotto la maglia della divisa una scatoletta di fiammiferi. Vide che la mano in cui li stringeva era fasciata. Vide che anche la metà destra del suo volto era fasciata. Piccole macchioline rosse decoravano le bende, in entrambi i punti. Dovevano averle cambiato la medicazione da poco.
Co... cosa hai fatto? le chiese, senza riuscire a staccare lo sguardo da quei bendaggi.
Un'ondata di luce investì il viso di lei, per un attimo. I suoi occhi erano di un debole turchese, leggerissimo. Freddo.
Lei inclinò la testa verso l'ombra, e sbadigliò. Quella domanda dovevano avergliela già posta altre volte, evidentemente.
Oh, io... ho rotto uno specchio. Mi sono vista nel suo riflesso, e allora l'ho rotto. Volevo ucciderlo. L'ho fatto a mani nude, perché non ci avevo pensato molto, e poi... bé, mi hanno fermato. 
L'uomo aspettò. Quella risposta non spiegava né ciò che si era fatta al viso, né perché era lì dentro.
Lei non aggiunse altro.
Vuoi restare? gli chiese, dopo essersi raggomitolata in modo da avere tutto il corpo nel lato della branda in cui non arrivava il bagliore della candela. Gliel'aveva chiesto così, sovrappensiero, senza darci grande importanza. Come se avesse parlato senza accorgersene, in trance.
Lui non rispose. Lanciò un'ultima occhiata alla porta, che come tutte le altre si era aperta da sola, quando il sistema d'allarme era stato sabotato. Tornò indietro a chiuderla, e poi si sedette accanto a lei.
Perché sanguini? decise di chiederle.
Lei alzò le spalle.
Quando ho ucciso la mia immagine, lei è rimasta lì... nello specchio rotto... a fissare... non aveva espressione, era brutta... bruttissima... e sapevo che era ancora addosso a me... quindi ho cercato di grattarla via, invece di cercare ancora di romperla. Ma... mi hanno fermato... prima che potessi finire... Pensavano che volessi uccidere tutti, dato che stavo spaccando tutti i vetri della giostra. Ma a me di loro... degli altri... non importa... rispose lei, senza intonazione. Le parole scorrevano fuori da lei senza sforzo, ma piano, come bolle di sapone soffiate con esasperante lentezza.

Adesso sono ancora brutta, osservò lei, senza rivolgersi a nessuno in particolare. Un'annotazione per se stessa, piena di rammarico.
Lui non la trovava brutta, anzi. Ma sapeva che dirglielo sarebbe stato inutile.
Si toccò la guancia sinistra, pensieroso. Sì, era ancora calda, e orribilmente sfigurata.
Non lo sei affatto, gli sfuggì.
La ragazza allora tornò a guardarlo. Una luce gelida, ma terribilmente intensa, le si accese negli occhi, per un secondo. La vide sorridere, ancora nascosta nell'ombra.
Grazie, rispose, e gli porse qualcosa. Neanche tu.
La sirena della polizia ululò, facendosi sempre più vicina. L'allarme antincendio aveva ricominciato a gridare.
L'uomo prese ciò che lei gli stava offrendo. Un pezzo degli scacchi.
Se resti, mi insegneresti a giocare? L'ho dimenticato, disse lei, senza emozione. Ora c'era una nota gentile, però, nella sua voce.
Lui strinse nella mano destra la sua offerta, con un sorriso. Le annuì.
Era il re bianco.


Friday 8 February 2013

Some day a real rain will come...


Uomini che non esistono nella realtà.



De Niro in Taxi Driver
(1976)


Princeless poisoned apple


A quanto pare i principi sono finiti, quest'anno. Devono averne prodotti pochi, per la crisi. 
Mangerò la mela che nessuno mi ha offerto, cadrò nella trappola che nessuno mi ha teso, e senza che alcuno vegli su di me mi riposerò nella bara, mentre il cristallo di cui è fatta si ricoprirà di feci di colomba, e grumi di polline e polvere.
Un po' acida, verde scintillante, liscia e perfetta fuori, lucidata per le grandi occasioni - accosto la Granny Smith alle labbra, e lascio che il mio romanticismo moribondo faccia il suo corso.
Non c'è nessun Jordan,
nessun J,
nessun Dent,
nessun Doc.
Resta solo un bellissimo inquisitore pazzo, con gli occhi l'uno di colore diverso dall'altro e le mani guantate per non sporcarsi col sangue degli altri - e indovinate un po'? Nulla, in lui, ha questo verde aspro e accecante.
Credo che mangerò la mela, o ne farò un sorbetto al Calvados - così la mia bocca si storcerà in un sorriso, mentre l'alcol mi farà lacrimare gli occhi.

Buona festa, innamorati. Io resto qui, insonne nella mia fiaba.
Chi vivrà felice e contento? 
Il torturatore dai capelli d'oro di cui sopra, a cui però questo non importa. Naturalmente.
Forse il mio happy ending è alla frutta.

Piacere e piaghe


Fuori dalla finestra, le gocce di pioggia venivano giù come spilli.
Curioso, disse fra sé e sé il dottore, come tu rifiuti agli altri di entrare nel tuo corpo... mentre concedi a chiunque il pieno accesso alla tua coscienza.
Lei staccò gli occhi dal angosciato tragitto delle gocce sul vetro, e si voltò verso di lui.
L'ago entrò e il dottore lo spinse fino in fondo, facendolo quasi scomparire dentro di lei.
La ragazza si morse il labbro, trattenendo un sospiro.
E chi dice che lo permetto a chiunque? chiese, con una voce morbida, che grattava un po', come una puntina su un vecchio disco.
Il dottore premette lo stantuffo della siringa.
L'hai permesso a me, le fece notare, senza una particolare inflessione nel tono.
Lei ebbe un fremito, e il liquido d'oro cristallino le si riversò dentro, per sciogliere i grumi della sua psiche non filtrata.
E chi dice che lei è "chiunque"? ribatté, cercando di incrociare il suo sguardo.
Il siero fluì in lei fino all'ultima goccia.
Lui le sfilò delicatamente l'ago dal braccio, quasi senza che lei se ne accorgesse - lo sentì solo nell'attimo in cui la punta dell'ago abbandonò la sua pelle, e si morse il labbro di nuovo. Ogni volta era un triste addio.
Il dottore non rispondeva. Ma lei riuscì comunque a intravedere l'azzurro iridescente, elettrico dei suoi occhi, poco prima che lui si raddrizzasse sulla sedia, e gli occhiali tornassero a oscurargli completamente lo sguardo.
Tutte le volte che succedeva, lei si sentiva scarnificare. Restava nuda davanti a lui, spogliata fino allo spirito, e totalmente chiara, per lui. Sapeva che il dottore riusciva a leggerla, in ogni sua parte.
Il siero stava per fare effetto, lei lo sapeva - e sapere che le mancavano ancora pochi minuti di razionalità costretta dal Super Ego la mandava su di giri, sempre. Aveva una scarica di adrenalina solo a pensare alla frazione di secondo in cui la sua coscienza si sarebbe interrotta, spenta come dietro il comando di un interruttore neutrale.
Afferrò il braccio del dottore, come faceva ogni volta - ma questa volta riuscì ad attirarlo a sé, e lo baciò, sulle labbra. Lui non si oppose, e con il ticchettio dell'orologio da scacchi che le tuonava nelle orecchie e si sostituiva al suo battito cardiaco, la ragazza gli salì in grembo. 
Lei non voleva trattenersi, e lui non la combatteva - lei ne aveva bisogno, era chiaro a tutti e due. 
Gli abbassò la lampo, si scostò le mutandine, e il resto accadde da sé. 
Il dottore tenne gli occhiali, per tutto il tempo. 

Adoro le sveltine, pensò la ragazza, lasciandosi cadere sul lettino, con la gonna ancora alzata.
Fu il suo ultimo pensiero, e quello che seguì fu percezione pura.
Presto vide il volto del dottore ricoprirsi di pustole, che si espandevano avide, pronte a scoppiare. Come un grappolo di bolle purulente, le escrescenze si facevano grandi e rosse, per poi squarciarsi in un'esplosione umida, che lasciava al loro posto il cratere della piaga - tante bocche che urlavano l'orrore del loro ospite.
Anche le mani, il collo, gli avambracci, ogni minima porzione di pelle libera veniva presto invasa dalle pustole, sotto gli occhi della ragazza, che ammirava come uno spettacolo il suo incubo peggiore - proprio perché non poteva capitare a lei. 
Le piaghe ricoprivano l'intero corpo del dottore, che con gli occhi cerulei che lacrimavano sangue e pus giallastro la studiava impassibile, scribacchiando appunti illeggibili sul suo bloc-notes, sorridendole col solito cortese distacco.


Heart Broken Hostel





Be true and love
me.

odore bianco


Estrae lentamente l'ago, posa la siringa sul vassoio d'argento, e mi preme sul braccio un batuffolo di cotone, imbevuto d'alcol. Dolce.
Stai meglio? mi chiede, alzando gli occhi mortalmente azzurri su di me.
Mi sento il viso bianco e bollente, come neve fritta. Però l'iniezione ha iniziato a fare effetto, e... Sto bene, sì.
Sì, grazie, mormoro, mentre la testa continua a girarmi.
Non sento più nessun'altra parte del corpo, a parte la testa.
Mi aggrappo a lui, sentendomi scivolare - ma il mio corpo è immobile e pesante, non sta andando proprio da nessuna parte.
Adesso vorrei farti stare meglio io, sussurro, e la frase mi esce equivocamente male.
Ma era proprio ciò che intendevo.
L'odore di bucato del suo camice... da qualche parte c'è una siringa vuota, che scintilla...
Le sue pupille, come fori di proiettile in mezzo al ghiaccio, si dilatano a dismisura. Sembrano risucchiarmi.
Se avessi ancora le braccia - se le sentissi ancora -, mi aggrapperei al lettino, per non cadere dentro quel terrore.
No... non ti preoccupare, risponde lui. Prima è brusco, poi si addolcisce. Non vuole essere scortese, urtare i miei sentimenti.
Oh... okay, sento la mia voce echeggiare. Fatico anche solo a pensare di dirlo. Le parole, dette udite o pensate, adesso mi schiacciano.
Sta' tranquilla, mi dice lui, poggiandomi la mano sulla fronte. Fresca...
Lascio che mi abbassi le palpebre - io non riesco a fare neppure questo -, e mi abbandono alla pace.
Non muoio, non dormo, sento solo profumo di Granny Smith, e la freschezza della pelle su cui ricado.

Thursday 7 February 2013

Life will tear you apart


A lui Madeleine ricordava un castello di carte, probabilmente tutte quante picche.
La guardava starsene lì, a sistemare le bustine di zucchero di un tavolo che non era il suo - ma, a sua discolpa, era quello immediatamente accanto al suo - sotto gli occhi infastiditi del barista, e sapeva che non sarebbe mai stata felice.
Era come un castello di carte ai primi soffi di vento. Una ferita aperta circondata di uova di mosca.
Humpy Dumpty che continuava a cascare giù dal muretto. E che ogni volta veniva ricostruito, però. Per poter cadere di nuovo, e rompersi così, di nuovo.
Madeleine era fragile, fastidiosamente fragile.
I suoi occhi erano sempre lucidi, come se avessero appena trovato la forza di guardarti, tra una crisi di pianto e l'altra. Erano occhi profondi, molto da Bambi inizio film, ed erano sempre smarriti nell'immondezzaio del suo dolore. Grazie a Dio a volte si metteva gli occhiali - le lenti facevano un attimo da scudo, non per lei, ma per gli altri, che così non potevano riuscire a vederla triste.
Jordan aveva visto l'effetto che il mondo faceva a quella ragazza. Qualsiasi cosa, anche un abbraccio, riusciva a ferirla.
Ecco perché lui se ne sarebbe stato lontano, a controllare che non si facesse male, guardandosi bene dal ricambiare il suo amore.


Wednesday 6 February 2013

Teenage nightmare


There's a boy I like
Who I can't even talk to
- his name, at least, I know
And he's as bittersweet as Joe.


> oh my gosh.
Sickened with myself.
I prefer to stop my silly teen poetry now.
It was fun, though XD


Amore e intestini


I tarli rodono il mio stomaco, e sputano
Succhi gastrici 
Innamorati di te. 
La fame è un bon bon fatto di spilli
Che si apre voluttuoso
Dentro di me.
Mi corrodo, mi corrodo per te
E tu, io sospetto, non noti neppure che esisto.

Le viole sono rosse, le rose sono blu
La bile è amara e gialla
E il mio Valentino sei tu.




Sintassi istantanea


Sostantivo maschile preferito (attualmente): J.
Sostantivo femminile preferito (attualmente): Ofelia.
Sostantivo neutro preferito (attualmente): lama.
Verbo preferito (attualmente): spezzare.
Tempo grammaticale preferito (attualmente): presente indicativo.
Avverbio preferito (attualmente): dolcemente.
Congiunzione preferito (attualmente): tuttavia.
Gradazione cromatica preferita (attualmente): rosso borgogna come buon sangue rappreso.

Quindi,

Tuttavia J. spezza Ofelia con la lama, dolcemente.

Uhm.



Tuesday 5 February 2013

The Riddler to Two-Face


I simply love how you made this place:
Heavy metal meets house garden, ahahah, beautiful!
It's...
Dark, gothic, disgustingly decadent!
(waves to the "dark" lady to make her come closer and take his mind-manipulator device)
It's...
Bright, and cheaper, and... conservative!
(whistle to the "white" lady) 
It's so... YOU! And it's so... youuuu!
(Two-Face laughs flattered)
Very few people are both summer and winter, but...
You pull it off nicely.
(The Riddler "friendly" punches Two-Face, who shoots in the air)
Has anybody ever told you that you've a serious impulse-control problem?!

                        The Riddler (Jim Carrey) to Two-Face (Tommy Lee Jones) in Batman Forever (1995)






Monday 4 February 2013

/ælis/ in /ælis/


Ma ti rivelo un segreto: tutti i migliori sono matti.

Alice in Alice in Wonderland di Tim Burton (2011)




Pene di morte per gli scrittori condannati


Capolavori e loro conseguenze:


1. decapitazione mediante un paio di forbici d'argento,
   per coloro i quali hanno con la propria arte mutilato
   il sacro candore della carta ingiallita
   da anni e anni di verginità ;

2. annegamento in un bicchiere d'inchiostro, 
   il cui colore sarà rigorosamente derivato dal genere
   di delitto prediletto dal reo,
   per coloro i quali si sono ubriacati senza coscienza
   del sangue della Musa ;

3. impiccagione mediante les fils rouges 
   della rilegatura delle armi del delitto del colpevole,
   per i burattini 
   cui l'Ispirazione fa ballare il Can-Can nel fuoco;

4. fucilazione a mezzo di proiettili 
   tratti dalle pagine degli strumenti di tortura del colpevole,
   per coloro i quali sputarono sentenze
   umettando l'ovvietà con bava di ragni
   allevati nella ragnatela della loro retorica,
   e non seppero mai 
   aggiungere al detto un nuovo detto;

  Amen.

[5. l'impalamento via tagliacarte
    intagliato nelle ossa del passato
    verrà aggiunto il futuro, 
    contro coloro i quali avranno l'onore di ideare 
    nuovi sublimi
    crimini di genio] 


TWS


[disclaimer: I'm fucking kidding. I'M ABSOLUTELY AGAINST TORTURE, ABUSE AND CAPITAL PUNISHMENT. 
that's only rock'n'roll, or literary stuff.
take it or leave it.]

   

Sunday 3 February 2013

L'appeso


Scopiamo regolarmente. Ogni due giorni, alle 5. 
Presumo siano le cinque, qui non c'è un orologio. Né luce elettrica. 
Né solare.
Lei dice che sono le cinque. Ogni volta.
Bussa - tre tocchi, secchi e senza sentimentalismi, come inchiodare le viti a una bara. Io dico Prego, e lei si accomoda. Buon té delle cinque, milord, dice. Poi si spoglia - sento il frusciare dei suoi abiti, le crinoline che si ammucchiano sul pavimento come meduse sgonfie, e il profumo della sua biancheria che si allenta, fino a svanire, ormai troppo lontano da me. Mi si siede in grembo, facendo attenzione a non schiacciarmi - ha delle belle gambe, tornite, da pin up, in curioso (e tragico, sicuramente, per lei) contrasto con le misure da bambina dei suoi seni - e mi bacia. Mai sulle labbra.
A volte sul collo, come se sfiorasse la pelle di pesca di una ragazza, a volte sulla fronte, come una madre che presto finirà degenere, a volte sul petto - il più delle volte. Sembra avere una venerazione, per la gabbia vuota dove un tempo la mia anima pigolava senza aspettarsi un domani. 
A volte invece arriva già troppo eccitata, e aggrovigliandosi tra le corde che mi tengono suo prigioniero mi strappa di dosso la veste, e si lascia prendere. 
La sento gemere piano, come se si vergognasse troppo per godere apertamente - ma so che per me muore, continuamente, scossa dalla scarica di un peccato a cui non osa neppure pensare, neanche mentre lo commette. 
Scopiamo e basta. Non parliamo, non ci guardiamo. Non ci amiamo.
Non conosco di lei nemmeno il suono della voce, se non dai piccoli, soffocati squittii che emette sopra di me.
Io chiudo gli occhi, per riposarli da tutta l'oscurità che per me è ormai la regola, e lascio che il suo corpo lasci sfogare il mio, per qualche tempo. 
Fa tutto lei. 
Io improvviso, ogni tanto, ma per la maggior parte delle volte la cosa segue il suo flusso naturale, senza baci, coccole, carezze, gioia. Qualche colpo, in velocità crescente, un graffio o due - per farla contenta, e poi la grande esplosione. Il fall-out ci lascia vuoti e sudati a guardare il buio del soffitto, o del cielo, o di qualunque altra cosa ci sia sopra di noi - io non lo so. Poi lei mi riveste, si riveste, lascia qualche dono per passare il tempo sul mio cuscino, vicino alla mia bocca, dov'è sicura che riuscirò ad arrivare senza dovermi scorticare i polsi, e dopo un riverente inchino se va. Posso sentirla ancora ansimante, mentre si allontana nel corridoio di pietra fredda. 
La porta sbatte, e ho altri due nuovi giorni per me, fino al prossimo amplesso. 
Puro sesso, tutto qui. A volte è possibile.
Non so neppure quanti anni abbia - penso sia giovane, o almeno lo spero. Anche se in realtà per me non ha mai fatto alcuna differenza.
Vecchi, belli o giovani che siano, gli esseri umani sono comunque tutti uguali. Morti.
Una volta, quando una delle guardie si era macchiato d'imperdonabile negligenza, e la luce rossastra della torcia che egli aveva dimenticato di spegnere nel corridoio era riuscita a strisciare tra il pavimento e la porta della mia cella, ho visto il suo viso. Aveva un cuore tracciato su metà del volto - partiva dalla guancia, e le circondava l'occhio destro, senza accecarlo. Non so se fosse stato disegnato con l'inchiostro o col coltello, tuttavia... non mi ha fatto alcuna impressione.
Non ricordo più di che colore essa abbia gli occhi. So che li usa per fissare a lungo, nella pece nera uniforme che ci ricopre in quei lunghi istanti, le corde che mi tengono legato al letto e, in qualche altro modo, a lei.


+/-


[tutto quello che trovi qui]
...sembra messo tutto a caso, uno stillicidio di schegge fatto senza senso, ma... in realtà, a ben guardare...
Ogni punto, ogni leggera traccia si riunisce a tutte le altre...
Un labirinto di pezzi di puzzle...
A comporre una personalità sola, un unico esasperato tema
- la duplicità che si taglia in due,
Quell'unità degli opposti che essa sogna, con cui vorrebbe perdutamente fondersi...
Narcisismo, o Musa?


Friday 1 February 2013

L'époux non infernal


"[...]
cercare e saper riconoscere chi e cosa,
in mezzo all'inferno, 
non è inferno, 
e farlo durare, e dargli spazio"

I. Calvino, Le città invisibili, 1972
(visual layout da me alterato)