Rosa mozzata (trovata ieri) Buona santa Dinfna/Dymphna/Dimpna! TWS |
Cercando nel labirinto degli specchi
Thursday, 31 May 2018
Monday, 28 May 2018
L'impiccagione come morte maledetta
I vestiti e i lacci in questione, evidentemente, non erano quelli dei
condannati: erano quelli usati da coloro che si erano suicidati impiccandosi. E
l’abitudine di gettare nel barathron gli
strumenti che erano serviti per attuare questo tipo di suicidio è tutt’altro
che sorprendente: l’impiccagione, nel mondo classico, era una morte maledetta,
che non consentiva all’anima del defunto di trovare la pace nell’aldilà. Era una
morte impura. In Grecia per di più, come sappiamo, era tradizionalmente
riservata alle donne: per definizione, dunque, non era morte virile. Chi si era
impiccato non meritava né pietà né rispetto e gli oggetti che erano venuti a
contatto col suo cadavere andavano eliminati dalla vista e dal ricordo degli
ateniesi.
[...] A Roma, l’impiccagione era una morte maledetta: le anime degli impiccati,
non trovando riposo nell’aldilà, continuavano ad aggirarsi tra i vivi ed erano
motivo di terrore invincibile. Quali erano le ragioni di questa maledizione?
Secondo una prima ipotesi, l’impiccagione, come lo strangolamento, sarebbe
stata considerata una forma di decapitazione. L’ombra del morto quindi, non
avendo la testa al posto dovuto, sarebbe stata esclusa dalla società dei morti.
Ma se così fosse stato, avrebbero dovuto suscitare terrore anche le anime di
coloro che erano stati decapitati con la scure, e quelle di coloro che si erano
suicidati strangolandosi: e così non era. Tra l’altro il suicidio per
strangolamento, oltre ad essere considerato più che onorevole […] non era
colpito dalle sanzioni che colpivano l’impiccagione. Evidentemente l’ipotesi
non è accettabile, così come non è accettabile quella secondo la quale gli
impiccati sarebbero stati colpiti da un tabù che avrebbe accumunato tutti
coloro che erano morti per asfissia. […] Assai più convincente, in definitiva,
appare pertanto una terza ipotesi, legata alla ovvia constatazione che gli
impiccati, a differenza di tutti gli altri morti, esalavano l’ultimo respiro
sospesi nell’aria. E questo, per i romani, era un fatto gravissimo: per loro,
morire significava tornare alla terra, e alla terra si tornava solo se il
corpo, nell’attimo estremo, giaceva a contatto con l’elemento originario, sede
del regno nel quale abitavano i defunti.
[...] Non a caso, dunque, i libri
pontificali vietavano di rendere ai suspendiosi
gli onori funebri: i loro corpi
potevano essere interrati, ma senza il conforto delle cerimonie che normalmente
accompagnavano la sepoltura.
Perché rendere loro gli onori funebri, se vagano nell’aria? Se il divieto
della sepoltura era di regola una pena accessoria, che condannava oltre al
corpo anche l’anima del condannato, nel caso dei suspendiosi era la logica conseguenza della loro scelta di morte. Ma
poiché la loro anima vagante era un’anima maligna, appartenente alla categoria
temibile di defunti che i romani chiamavano Lemures,
era in qualche modo necessario proteggersi: a questo, appunto, servivano gli oscilla, quelle piccole bambole, quelle
figurine variamente ritagliate o costruite che venivano appese agli alberi e
oscillavano alla brezza come piccole altalene. Secondo i romani, gli oscilla avevano capacità purificatorie.
[…] Appendendoli agli alberi ai cui rami un impiccato aveva trovato la morte si
purificava l’aria, si faceva tornare felix
l’albero divenuto infelix. E non
è tutto: come scrive Varrone gli oscilla,
imitando il modo in cui il defunto era morto e dondolando come il suo cadavere,
placavano la sua anima, la rendevano benevola ed evitavano le spiacevoli
conseguenze legate alla sua ostilità.
[…] Accanto al tabù magico-religioso che colpiva coloro che si erano
impiccati, si ponevano, sul piano sociale e giuridico, due tipi diversi di
sanzione. La prima di esse, la sanzione sociale, consisteva nella vergogna che
offuscava l’immagine dei suspendiosi,
cancellando, in morte, la loro eventuale rispettabilità da vivi.
[...] Ma prima che ciò accadesse [il
fatto che, per via del diffondersi della filosofia neoplatonica e del
cristianesimo, si guardasse tra il II e il III secolo d.C. al rifiuto di
vivere, comunque manifestato, come a una scelta moralmente inammissibile] il
solo suicidio sanzionato, sia socialmente sia giuridicamente, era l’impiccagione.
E a dimostrarlo intervengono le sanzioni giuridiche a carico dei suspendiosi: il divieto di sepoltura […]
infatti, non riguardava tutti coloro che si erano tolti la vita, […] ma solamente
gli impiccati. […] Ma una cosa va comunque rilevata […]: anche quando la
condanna sociale, morale e giuridica del suicidio divenne generale, l’impiccagione
continuò a essere considerata in modo particolarmente negativo, e ad avere la
connotazione di una morte non solo infamante ma anche colpevole.
E. Cantarella, I supplizi capitali in Grecia e a Roma,
Rizzoli, Milano 1991,
pp. 101-102.179-185
Saturday, 26 May 2018
Tuesday, 22 May 2018
Saturday, 19 May 2018
mad scientist & pin-up patient (lighter)
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Tuesday, 8 May 2018
I, heron
Sunday, 6 May 2018
Jordan from "London Boulevard"
... is the perfect roommate, in my humble opinion.
(The one played by David Thewlis in the London Boulevard movie, obviously.)
Sottoscrivo ancora una volta quanto ho scritto quattro anni fa.
TWS
Friday, 4 May 2018
Thursday, 3 May 2018
Wednesday, 2 May 2018
Pera dell'Angoscia
Tuesday, 1 May 2018
Sedie inquisitorie
The comfy chair:
Old style massage chair, made in Italy, slightly used, great deal!
(from the Venice Secrets exposition, in Venice, Italy)
TWS & C0C0
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