La ragazza si tira uno schiaffo, e realizza che le piace.
Se ne dà un altro, più forte, sull'altra guancia.
Ha porto l'altra guancia al Male, è questo che si deve fare, no?
Si colpisce ancora, e ancora, finché le guance non le scottano. La pelle tira, la mascella duole. Tanto meglio, si deve continuare.
Il ciaf! sonoro degli schiaffi si libera nella stanza deserta. Ci sono solo lei, e la colpa che deve espiare.
Poi, una mano che mira alla guancia scivola, le dita arrivano a sfiorare il collo.
La ragazza allora tenta un esperimento, espande la zona dedicata ai colpi, ma sul collo l'effetto è strano, non la soddisfa.
Una sberla ancora, per provare, ma l'epiglottide non la convince.
Allora scende ancora.
Picchiarsi il petto a mani nude però... meglio usare qualcosa di più leggero e più deciso, qualcosa di esterno, di indipendente da lei.
La cinghia della cintura.
La ragazza chiude gli occhi, e lascia di nuovo la mano fare, immaginando che sia qualcun altro a redimerla.
Il primo colpo è troppo superficiale, lento, la sfiora appena, fiaccamente.
Il secondo è già più sicuro, ma le urta la pancia. Non era quello l'obiettivo, non in quel momento. Riproviamo.
Nella sua mente compare un giullare, steso davanti a lei, su un fianco, come la Maya desnuda di Goya.
Ah! il cuoio della cintura inizia a fare effetto. Il calore delle sue carezze si spande su di lei, diffondendosi dal punto d'impatto a tutto il ventre.
Lei solleva la mano, senza guardarla, persa in quell'immagine così ambigua e attraente. Il giullare è una giullare - il suo seno morbido e abbondante si delinea sempre meglio, a mano a mano che lei focalizza la scena. La cinghia scatta ancora, una lingua di serpe che le lambisce un capezzolo.
Finalmente.
Il bruciore frizza, lei se lo gode tutto - perché finalmente soffre.
Riprova, ed è più fortunata. La punta della cintura ora la tocca in tutta la sua larghezza, e lei si sente mancare.
La giullare è nuda, in tutta la sua sensualità ammiccante e lussuriosa, e le fa l'occhiolino, guardandola mentre si umilia.
Ah! ha perso all'ultimo il controllo della cinghia, che l'ha presa sul collo, poco sopra la clavicola.
Sembrerà un succhiotto, le suggerisce una voce, e furiosa lei riprende a flagellarsi.
Si frusta ora, a occhi aperti, sulle gambe, sulle cosce, per quanto riesce anche sui fianchi, e gli occhi le bruciano adesso senza che riesca a fermarli.
Davanti a lei la giullare, umidamente nuda davanti a lei, tranne per la maschera, da Arlecchino, rossa e nera, e un'ampia cicatrice tra i seni - in coincidenza del cuore... davanti a lei, la giullare ride, e addosso le scorre vogliosa una mano. Guantata. Dalle dita lunghe, ossute, e calzate di pelle viola.
La ragazza all'improvviso singhiozza, e lasciando cadere la cintura si lancia sul letto, dove le sue forbici di fiducia la aspettano, scintillanti nel loro gelido acciaio.
Nell'oscurità che accarezza e si struscia contro quell'eccitante Jolly, si delinea lentamente, e senza farsi accorgere nel suo accadere, naturalmente, Joker.
La ragazza apre le forbici, le spalanca, come quella Jolly farà con le proprie gambe, tra poco.
La mano del Joker scende su di lei con estenuante calma, fino a posarsi sulla x, sulla cicatrice...
La giullare ride in un fremito voluttuoso, e lui le sorride, come lo Stregatto.
La ragazza ha un'altro singulto, e le forbici calano, la penetrano, aprendole gli occhi, una buona volta.
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