C'è forse qualcosa che possa porre una questione in un modo più presente, più pressante, più coinvolgente, più sconvolgente, più nauseante, più fatto per gettare nell'abisso e nel nulla tutto ciò che gli succede davanti, di quanto possa farlo la faccia segnata da un sorriso, di cui non si sa se sia quello della più estrema perversità o della stupidità più completa, di Harpo Marx? Questo muto basta da solo a reggere quel clima di messa in questione e di annientamento radicale, che costituisce la trama della formidabile farsa dei Marx e del gioco di jokes senza soluzione di continuità che fa tutto il valore del loro numero.
J. LACAN, Il Seminario, Libro VII. L'etica della psicoanalisi (1959-1960),
traduzione di Maria Delia Contri, Einaudi, Torino 1994, pp. 68-69.
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